Scoble cerca di esportare i propri contatti da Facebook. Chi è proprietario di quei dati?
Se non fosse per tutta la storia che c’è dietro non sarebbe una grande notizia sapere che Facebook ha disabilitato l’account di un utente.
Quell’utente è Robert Scoble, ex dipendente Microsoft, primo vero esempio di blogger interno ad una azienda, ed ora blogger e videoblogger a tempo pieno: Facebook gli ha comunicato di aver disabilitato il suo account in quanto ha riscontrato un ritmo troppo elevato di operazioni sul proprio profilo, talmente elevato da poter esssere realizzato solo da uno script automatico, operazione vietata dai termini di utilizzo di Facebook.
Dopo alcune ore, in cui la notizia ha fatto il giro della blogosfera mondiale e ha riportato al centro della discussione il tema della portabilità dei dati che si inseriscono nei social network, Scoble ha rivelato che ha utilizzato una nuova funzionalità sperimentale di Plaxo Pulse, altro social network, per recuperare da Facebook nomi, indirizzi email e date di nascita dei propri contatti, e niente altro.
Le API di Facebook non permettono di accedere a dati come l’indirizzo email, che normalmente viene visualizzato tramite una immagine (proprio per evitare che venga raccolta dai cacciatori di email per poi inondare questi indirizzi di spam): è stata pertanto utilizzata da Plaxo una tecnologia di “screen scraping” (cattura immagine e interpretazione dei caratteri).
Scoble ha affermato di supportare l’iniziativa di Data Portability, un gruppo di sviluppatori e “teste pensanti”: il loro scopo è standardizzare la portabilità dei dati attraverso diverse tecnologie (openid, oauth, xmpp, rss, apml, yadis, opml, hcard, xfn). Intanto su Facebook nascevano gruppi per dare solidarietà a Scoble, mentre altri volevano usare anche loro questo script per cancellare account e dati su Facebook, cosa che non è al momento possibile.
Infine Facebook ha riattivato l’account di Scoble, che ha ammesso di aver usato uno script, e che se non lo riutilizzerà potrà continuare a usufruire di questo social network. Scoble ha anche affermato di non conoscere quale futuro potrà avere questa funzionalità di Plaxo, se questi sono stati i risultati, ma pone una domanda: se è possibile importare i propri contatti da Gmail, perché poi non è possibile esportarli?Scoble buono, Facebook cattivo? Non per tutti, se andiamo a leggere i commenti della blogosfera.
Nick Carr punta il dito su una questione da sempre sotttovalutata: i propri contatti in un social network sono quelli che normalmente chiamiamo “friends”, quelli che, forse in maniera superficiale, hanno accettato questo collegamento, ma che non hanno espresso la loro disponibilità a far sì che quei dati, nomi, email e date di nascita, fossero a nostra completo uso e consumo.Un po’ come ha fatto Facebook con il suo sistema Beacon per legare la pubblicità alle proprie attività tracciate dal social feed di Facebook, che dopo le proteste degli utenti, ha iniziato a richiedere l’autorizzazione per poter utilizzare i dati degli utenti per scopi commerciali.
Quei dati raccolti dallo script di Plaxo rappresenterebbero la nostra identità reale e quindi non solo un virtuale collegamento tra persone.In definiva, afferma Carr, prendere quei dati, pur nella totale onestà degli intenti, equivarrebbe alla stessa operazione che farebbe un ladro di email per spammare migliaia di persone.Simile la posizione di Dare Obasanjo che afferma “Scoble non ha inserito nessuno di quei dati in Facebook, quindi non sono suoi”.
Posizione totalmente diversa da quella di Ian Betteridge (via Gaspar Torriero), che afferma “gli utenti forniscono i loro dati gratuitamente ad un servizio, loro monetizzano queste informazioni e poi tengono per loro soldi e dati.Betteridge sostiene che nella sua forma “benigna” questo funziona perché gli utenti ricevono molto dipiù da quella informazione che forniscono: sopraggiunge poi la forma maligna (e Facebook sarebbe solo il culmine di questo) che cerca di bloccare quegli utenti in quel servizio impedendogli di portare i propri dati altrove.
In sostanza servizi come Facebook dovrebbero riconoscere che quei dati che danno valore al proprio servizio non gli appartengono. Infine Arrington su TechCrunch accusa Plaxo di aver mandato alla guerra il “topo da laboratorio” Scoble, pur sapendo di muoversi dentro un territorio vietato dai termini di servizio di Facebook.La discussione sulla portabilità dei propri contatti, dell’interoperabilità tra i vari social network, il social graph, torna ad essere un punto centrale da inserire nell’agenda di questo 2008.