Scudo fiscale: rimpatrio capitali esteri possibile da oggi fino al 15 aprile
Conto alla rovescia per la partenza dello scudo fiscale, cioè la
possibilità di rimpatriare anonimamente i capitali detenuti
illegalmente all’estero pagando una piccola somma. La terza versione
dello scudo è quindi ai nastri di partenza (si può regolarizzare da
domani 15 settembre fino al 15 aprile 2010) e va di pari passo
all’attività dell’Agenzia delle Entrate che sta mettendo in piedi una
task force contro i paradisi fiscali e preparando una circolare con le
specifiche tecniche per lo scudo. Circolare, più modello per
l’adesione, che dovrebbero arrivare comunque entro domani. Lo scudo
sarà così l’ultima occasione per rimpatriare capitali all’estero anche
perchè con il decreto anticrisi di luglio si sono inasprite le norme
contro chi detiene illecitamente capitali all’estero. C’è, ad esempio,
il ribaltamento dell’onere della prova: chi viene scoperto con capitali
all’estero dovrà dimostrare che siano stati ‘esportati in modo corretto
e che non siano frutto di evasione. Onere che prima spettava
all’amministrazione finanziaria. Molto critica l’opposizione: il centro
studi Nens, fondato dagli ex ministri del centro-sinistra Vincenzo
Visco e Pierluigi Bersani, in un’analisi comparativa tra i diversi
Paesi non nasconde il proprio giudizio negativo su quello che definisce
«un condono a prezzi da saldo». Ma proprio pochi giorni fa lo stesso
ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, rispondendo alle critiche e
alle preoccupazioni espresse anche dalla Corte dei Conti («si rischia
di vanificare la lotta all’evasione») spiegava che «se vuoi contrastare
i paradisi fiscali devi anche cercare di svuotare i forzieri, di
riportare a casa i capitali usciti fuori. È un reato più grave far
uscire o far rientrare i capitali? Finora chi esportava i capitali
all’estero non pagava nulla e continuava a portarli fuori. Oggi ci sono
sanzioni più dure e si riportano a casa i capitali». Insomma si
tratterebbe di una strategia a tenaglia: da una parte si incalza chi
porta illecitamente soldi dove ci sono regimi fiscali agevolati (è di
pochi giorni fa l’accordo Agenzia Entrate-San Marino per lo scambio di
informazioni), dall’altra si consente il rimpatrio che, valuta ad
esempio l’amministratore delegato di Unione fiduciaria, Attilio
Guardone, potrebbe far rientrare in Italia circa 200 miliardi di euro.
La stessa Agenzia delle Entrate è pronta a spingere su questo
meccanismo: lo scudo – diceva pochi giorni fa il direttore
dell’Agenzia, Attilio Befera, è «un’opportunità per regolarizzare. Chi
non lo fa sa che troverà pane per i suoi denti». Molto critico il Nens:
«Se si studiano bene le procedure, le somme da versare e le regole
sull’anonimato – è scritto in uno studio comparato – si scopre che lo
scudo fiscale italiano sembra fatto apposta per favorire i contribuenti
infedeli». Lo studio, poi, riprende anche le voci su ipotesi di
estendere anche fuori dall’ambito dei Paesi dell’Unione Europea la
regolarizzazione degli importi senza rimpatrio.