Scuola, a Roma un chip anti-assenze per gli studenti
Scuole sempre più tecnologiche e con sistemi di sicurezza e di
rilevazione sempre più sofisticati. Scuole sempre più simili alle
aziende, dove per entrare e uscire sarà necessario utilizzare un
apposito badge, che registrerà l’orario di entrata e di uscita (e
ovviamente anche i ritardi degli studenti). La sperimentazione potrebbe
sbarcare già dal prossimo anno al liceo classico di Roma Aristofane. Si
calcola che già ora siano diverse le scuole in Italia che chiedono alle
ditte specializzate informazioni sui nuovi rilevatori e sulla loro
efficacia.
«Servirebbe a snellire tante procedure. Abbiamo intenzione di
installarlo. Dipenderà dai costi, noi ci stiamo pensando. Vedremo se la
scuola troverà le risorse dal proprio bilancio, comunque a maggio
prenderemo una decisione nel collegio dei docenti», spiega il preside
del liceo Aristofane, Rosario Salone. Nell’istituto, uno dei più
innovativi della capitale, gli alunni (1.100 in tutto) sono già dotati
di un badge dove, all’entrata della scuola, registrano i ritardi alla
prima ora di lezione. Dopo aver effettuato “la strisciata” in un
lettore all’ingresso, lo studente fuori orario stampa una sorta di
certificato del ritardo, che viene portato in classe dal docente e ne
permette l’entrata.
Gli studenti accolgono queste innovazioni con una certa ironia: «A
quando il filo spinato?», commenta Silvia Francia, presidente del
comitato studentesco del liceo classico romano. Gli alunni si sono
detti comunque soddisfatti del sistema del badge elettronico che rileva
le entrate in ritardo per ogni studente all’interno del liceo e
l’installazione di una telecamera di sicurezza nel parcheggio,
quest’ultima già da qualche anno. Anche l’invio di sms ai genitori
per avvisarli delle assenze dei propri figli – come annunciato dal
ministro Brunetta – viene riconosciuto utile dai rappresentanti degli
studenti, seppur con la controindicazione «di annullare l’aspetto
umano, cioè il rapporto di fiducia tra genitori e figli». Forse,
sostiene Caterina Bellincampi – «sta alla sensibilità dei professori
capire quando segnalare a un genitore l’assenza di uno studente».