Scuola e lavoro per allargare le competenze? Non solo, conta anche il tempo libero
Scuola e lavoro sono fondamentali per qualificarsi, ma non solo. Ora contano anche le scelte prese nella quotidianità, composte da attività formali, come la frequenza di scuole e università, da attività non formali, come il lavoro nelle imprese, e da attività informali, come quelle svolte durante il tempo libero. A stabilirlo è il decreto legislativo 13/2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 39/2013. Il decreto approva il nuovo sistema nazionale di certificazione delle competenze, in attuazione della Riforma Fornero. Lo scopo del provvedimento è quello di far crescere il capitale umano, valorizzandone le competenze acquisite in tutti i vari contesti.
Esistono tre tipi di «apprendimento permanente». L’art. 2 del decreto precisa che si definisce «apprendimento permanente» «qualsiasi attività intrapresa dalla persona in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva di crescita personale, civica, sociale e occupazionale».
Il primo, è l’«apprendimento formale», che si attua «nel sistema di istruzione e formazione e nelle università e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, e che si conclude con il conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica o diploma professionale, conseguiti anche in apprendistato, o di una certificazione riconosciuta, nel rispetto della legislazione vigente in materia di ordinamenti scolastici e universitari».
Il secondo è l’«apprendimento non formale», caratterizzato da una «scelta intenzionale della persona», che si realizza – fuori dei sistemi previsti per l’apprendimento formale – «in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese».
Il terzo tipo è l’«apprendimento informale», e riguarda quel tipo di apprendimento che, a prescindere da una scelta intenzionale, «si realizza nello svolgimento, da parte di ogni persona, di attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero».
Specificati i tipi di apprendimento, il decreto precisa che esistono anche le «competenze», che saranno certificate dagli enti titolari, pubblici e privati, comprese università e camere di commercio. La «competenza», si legge nel decreto, è la «comprovata capacità di utilizzare, in situazioni di lavoro, di studio o nello sviluppo professionale e personale, un insieme strutturato di conoscenze e di abilità acquisite nei contesti di apprendimento formale, non formale o informale».
Fonte: www.dirittoegiustizia.it