SEI BAMBINI SU DIECI SONO CARENTI DI VITAMINA D
La Società Italiana di Pediatria lancia l’allarme: sei bambini su dieci risultano carenti di vitamina D, l’indispensabile elemento per una crescita sana che si attiva trascorrendo ore all’aria aperta e al sole. Il problema riguarda tutti i Paesi industrializzati, ma anche in Italia l’incidenza è notevole.
Molti genitori si difendono perché – spiegano – la loro preoccupazione è quella di assicurare ai piccoli una alimentazione equilibrata. Ma questo non basta. Gli esperti ricordano infatti che solo il 10 per cento della vitamina D si assume con gli alimenti, tutto il resto lo sintetizziamo noi stessi esponendoci alla radiazione solare UV a partire da un precursore presente nell’epidermide, il deidrocolesterolo. Per questo, un importante fattore di rischio di ipovitaminosi D è la ridotta esposizione al sole.
«I bambini e gli adolescenti – è l’avvertimento lanciato dai pediatri – trascorrono un tempo eccessivo in ambienti chiusi, impegnati in attività sedentarie: pc, tablet… Dovrebbero stare di più all’aperto, basterebbe esporre gambe e braccia tre volte a settimana a mezz’ora di sole, senza contare il fattore obesità, la vitamina D è liposolubile e viene sequestrata nel tessuto adiposo, non riuscendo a raggiungere gli organi bersaglio». E ben un terzo della popolazione in età evolutiva in Italia è obeso o comunque sovrappeso.
Nel nostro Paese, dunque, Il 60-70 per cento dei bambini e degli adolescenti è risultato in uno
stato di ipovitaminosi D, che va dalla meno grave insufficienza al deficit
severo. La carenza di
vitamina D nella sua forma di deficit più estremo è la condizione responsabile
del rachitismo carenziale, una patologia pediatrica che
deforma le ossa fino a provocare disabilità.
calcio, in quanto fissa nelle ossa il minerale assunto dall’ambiente, ma questo processo
avviene soprattutto nei primi anni di vita.
Il documento destinato ai pediatri
con le raccomandazioni per la prevenzione dell’ipovitaminosi D da 0 a 18 anni,
il primo del genere, è stato presentato nei giorni scorsi dalla Società Italiana di Pediatria in
collaborazione con la Federazione Medici Pediatri, Fimp.