Sentenza del giudice di pace: anche le minacce di passare all’assistenza indiretta provocano stress e panico
Mille euro: tanto costeranno ai farmacisti napoletani lo stress e il panico procurati a un assistito, durante i loro scioperi, o meglio durante il passaggio delle farmacie all’assistenza indiretta. E anche prima: da risarcire non sarà solo il disagio provocato dalla difficoltà di ottenere le medicine con la ricetta, ma anche l’ansia derivante dai continui annunci di blocco, che minano la certezza di reperire le medicine necessarie anche nei giorni seguenti e provocano la corsa alle scorte.
Per la prima volta una sentenza di un giudice di pace, destinata a far discutere ma anche a creare un importante precedente in materia, ha infatti condannato la Federfarma Napoli a risarcire il trauma psicofisico subìto da un cittadino che aveva appreso di un nuovo stop nell’erogazione dei farmaci «a credito».
Il giudice di pace presso il tribunale di Napoli, quarta sezione, ha dato ragione a Vincenzo S., 59 anni, che più di un anno fa aveva citato in giudizio, oltre a Federfarma, anche la Regione e il ministero della Salute. Con lo sciopero, secondo le testimonianze portate in aula, Vincenzo S. – affetto da patologie cardiache e polmonari – ebbe notevoli difficoltà a reperire i farmaci necessari. Ansia e stress, si cita nel dispositivo, «che tuttora si manifestano per la paura di rimanere in futuro senza farmaci».
La sentenza ha un precedente: a luglio del 2003 la signora Anna D.G. fu risarcita (500 euro) dello stress derivato dalle minacce dei farmacisti di passare all’assistenza indiretta. Ma in quel caso venne condannata solo la Regione. Federfarma fu estromessa perchè, secondo la sentenza, «era obbligo della Regione evitare il passaggio alla prestazione indiretta», considerato il ritardo nei rimborsi.
Stavolta il giudice individua la responsabilità delle farmacie e di Federfarma – ma citando anche l’inadempienza della Regione – che avrebbe danneggiato i cittadini con la «serrata». In più il giudice fa un riferimento al diritto di sciopero: come soggetti-imprese i farmacisti non avrebbero il diritto allo stop, riservato invece ai lavoratori. Inoltre, secondo il giudice, la protesta intesa al recupero dei crediti «non colpisce la Regione, cioè chi non adempie all’obbligazione» e deve essere attivata con procedura giudiziaria. Infine le lungaggini burocratiche nei pagamenti, previsti come rischio in una convenzione, non possono ledere i diritti del cittadino.
Soddisfatto l’avvocato Angelo Pisani, che difende Vincenzo S. «Una sentenza apripista, che tutela i cittadini dalle negligenze della pubblica amministrazione e dei poteri forti – dice – E mirata contro tutti i responsabili delle disfunzioni: in primis la Regione per la responsabilità politica, poi Federfarma per il suo atteggiamento. I farmacisti hanno altri mezzi per rivendicare i crediti, piuttosto che usare il cittadino come scudo umano. Dispiace ricorrere ai giudici, ma ci mettono in condizione di farlo se il cittadino viene vessato».
Carlo Boscia, presidente di Federfarma Napoli, è naturalmente di avviso opposto: «Faremo ricorso, questa è una beffa che si aggiunge al danno. La prossima volta non sciopereremo: chiuderemo la farmacia e porteremo le chiavi, insieme alla convenzione con la Regione, al prefetto Profili. Noi andremo avanti fin quando le banche ci faranno credito, ma d’ora in poi ogni mese ci sarà un recupero forzato. Siamo davvero al caffè, alla frutta c’eravamo già prima. Ci dispiace che i cittadini ci vadano di mezzo, ma anche noi siamo cittadini. Vorrei vedere se a qualche dipendente della Regione o dell’Asl togliessero lo stipendio per 14 mesi…».