Sesso a pagamento: il cliente che rifiuti di pagare finisce in carcere
Il cliente che non paga la prostituta rischia una condanna per stupro.
La condanna
È su queste basi che la Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni di reclusione, con interdizione perpetua dagli uffici attinenti la tutela e la curatela, nonché, per 5 anni, dai pubblici uffici, inflitta dalla Corte d’appello ad un uomo per violenza sessuale e violenza privata, condannato anche a risarcire i danni alla vittima con una provvisionale di duemila euro.
Il caso
L’imputato aveva fruito delle prestazioni sessuali di una prostituta e si era poi rifiutato di pagarla. Era finito per questo sotto processo a seguito della testimonianza della donna.
La terza sezione penale della Corte Suprema, con la sentenza n.8286, ha rigettato il ricorso dell’imputato sul presupposto chiaro e ineccepibile che la donna, contrariamente alle presunte illazioni dell’uomo sul consenso al rapporto, la vittima avesse già manifestato all’imputato «di essere solo in attesa del pagamento del dovuto, per l’attività dalla stessa prestata», come concordato fin dall’inizio.
La volontà di non pagare
I giudici con l’ermellino ritengono sussistente l’elemento soggettivo doloso dell’imputato che aveva «piena coscienza e consapevolezza» del sopruso che stava consumando a tal punto da precostituirsi delle prove e chiedere al portiere dell’albergo di distruggere le schede di permanenza nell’hotel dove era avvenuto l’incontro.
Questo è sintomo della volontà dell’uomo di non lasciare traccia della permanenza, circostanza spiegabile solo con lo scopo di precostituirsi la possibilità di una futura negazione del pagamento delle prestazioni sessuali.