Sicurezza sul lavoro, riscrizione della norma
«Siamo in attesa di vedere la nuova
scrittura della norma»: così ha commentato oggi il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, la contestata norma che rischierebbe di
cancellare l’accertamento delle responsabilità dei manager della
Thyssenkrupp. Una norma contenuta nella bozza di decreto correttivo del
Testo unico in materia di salute e sicurezza nel lavoro. «Conosco la
questione – ha detto Napolitano – e l’ho seguita. Anche prima c’era la
preoccupazione per quella norma, l’avevamo espressa subito. In ogni
caso prendo atto che questa mattina il ministro Sacconi si è dichiarato
pronto a riscriverla per evitare interpretazioni che non sono state
volute e che sarebbero pesanti anche agli effetti del processo
Thyssen».
Il presidente incontrerà, probabilmente giovedì mattina, i familiari delle vittime del rogo della fabbrica Thyssenkrupp che ieri si erano rivolti a lui
con una lettera per sollecitare attenzione istituzionale e indicare
un’iniziativa legislativa che, a loro avviso, rischia di cancellare la
possibilità di accertare le responsabilità dei vertici aziendali. A
guidare la delegazione sarà il presidente dell’associazione “Legami
d’acciaio” Renato Virdis accompagnato dai rappresentanti di due
famiglie delle vittime, De Masi e Rodinò, e dall’ex operaio Ciro
Argentin, a cui non è escluso che possano unirsi altri famigliari ed ex
operai.
Sacconi: è infamia sospettare condizionamenti. «E’
un’infamia solo sospettare che sia una norma che condizioni il processo
Thyssen Krupp, che ha un solidissimo impianto accusatorio» aveva detto
ieri il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, in occasione
dell’audizione in commissione d’inchiesta sulle morti bianche,
riferendosi alle accuse dei dirigenti della Fiom Cgil. Il sindacato
aveva puntato il dito contro la riformulazione dell’articolo 10 bis del
Testo unico in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. «Il
presidente Napolitano ha detto la verità: avevamo già avuto modo di
parlare di questa correzione per rendere più chiaro e certo il
contenuto di questa disposizione che non c’entra con il processo
Thyssen». A puntualizzarlo è lo stesso ministro
Sacconi che poi
ha sottolineato: «Con il Quirinale c’è sempre stata una doverosa
collaborazione, ferme restando le responsabilità e al di là delle
competenze. Ho sempre apprezzato il forte impegno del presidente della
Repubblica per la sicurezza del lavoro e ho sentito il dovere di andare
a riferire al presidente della Repubblica cosa stavamo facendo». Stesso
discorso anche per quel che riguarda il presidente della Camera: «Con
Fini ci sentiamo spesso, è buona prassi. Ho apprezzato l’intervento di
Fini che ha detto di essere certo che il governo vuole un sistema
sanzionatorio adeguato».
Norma salva manager. Tra le
nuove norme per la sicurezza sul lavoro c’è una proposta di modifica
dell’articolo 10 bis che la Fiom-Cgil ha subito definito “salva
manager” e che, sempre secondo il sindacato, metterebbe a rischio il
processo Thyssen. La norma è contenuta nelle modifiche al Testo unico
sulla sicurezza approvate per decreto dal Consiglio dei ministri. «Se
passa questa novità contenuta nell’articolo 10 bis – spiega il
segretario nazionale Giorgio Cremaschi – i livelli alti dell’azienda
non saranno più responsabili di gravi infortuni. È una norma cher
sposta le responsabilità sui lavoratori, medici, fornitori e
progettisti». Nella sostanza i datori di lavoro, in caso di infortunio
o morte del lavoratore, non saranno più punibili se è accertato che
“l’evento è imputabile a preposti, medico competente, progettisti,
fabbricanti e soprattutto ai lavoratori, per violazione delle norme
previste dal Testo unico sulla sicurezza”.
Fini: moralmente giusto pene adeguate alla gravità della colpa. «Dietro
ogni incidente di lavoro non c’è quasi mai la semplice fatalità. Spesso
c’è una colpa o un errore da parte di qualcuno, e nei casi più gravi
una piena e delittuosa indifferenza alla tutela della sicurezza, della
salute e della vita. E se le responsabilità vengono accertate dalla
magistratura penale è moralmente giusto che le pene siano adeguate alla
gravità della colpa. Non ho dubbio che questa è e sarà l’intenzione
autentica e non equivocabile di governo e parlamento». Lo ha affermato
il presidente della Camera Gianfranco Fini introducendo i lavori a
Palazzo Marini nel convegno sulle morti bianche e la sicurezza sul
lavoro.
Contro le morti bianche battaglia di civiltà.
«La battaglia contro le morti bianche è una battaglia di civiltà che
tutti, istituzioni, forze politiche e forze sociali si devono impegnare
a combattere e a vincere con determinazione e senza abbassamenti della
necessaria tensione morale». Lo ha detto il presidente della Camera
Gianfranco Fini nel suo intervento ad un convegno a palazzo Marini
sugli infortuni sul lavoro. «Un incidente sul lavoro – ha aggiunto – è
una vita frantumata in pochi istanti» che porta con sè il dramma delle
famiglie delle vittime «che oltre al dolore per la perdita della
persona cara o per la sua infermità devono in molti casi affrontare un
calvario fatto di battaglie legali, burocrazia, difficoltà economiche».
La terza carica dello Stato ha ricordato che «è dovere delle
istituzioni essere vicino a queste famiglie perché il loro dramma deve
essere vissuto come un dramma di tutta la società italiana». Fini ha
quindi rivolto «un pensiero commosso alle vittime della Thyssen Krupp,
il ricordo della loro tragedia deve costituire un ammonimento costante
per rendere più intensa e incisiva l’opera di prevenzione. È un ricordo
-ha sottolineato- che continua a addolorarci e a indignarci».
«Sacconi si vergogni».
«Dopo le parole di Napolitano, Sacconi dovrebbe sprofondare nella
vergogna»: lo afferma Gianni Pagliarini, responsabile lavoro del Pdci,
a proposito della norma salva-manager. «Il coro di voci indignate,
guidato dai parenti delle vittime del rogo Thyssenkrupp, di fronte al
tentativo vergognoso da parte del governo di scagionare preventivamente
i manager nei casi in cui si profili un’ipotesi di corresponsabilità
dei lavoratori negli infortuni nei cantieri e nelle fabbriche –
sostiene – ha costretto per l’ennesima volta il Capo dello Stato ad
intervenire nel merito di un articolo di legge, intollerabile per chi
si alza ogni mattina per andare a lavorare». «Benissimo ha fatto il
presidente della Repubblica Napolitano a chiedere la riscrittura delle
norme in materia di lavoro. Quella norma è una vera vergogna». Lo
sottolinea Paolo Ferrero, segretario del Prc. «Condividiamo le parole
del presidente Napolitano. Il governo non salvaguardia la salute dei
lavoratori ma obbedisce solo alle logiche del profitti».