Solidarietà a Roberto Saviano per la lotta contro le mafie
La ‘ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega”. A dirlo è Roberto Saviano durante la trasmissione “Vieni via con me” andata in onda lunedì 15 novembre su Raitre (30% di share). Scoppia il putiferio: Maroni chiede di intervenire alla prossima trasmissione per dire la sua e minaccia di querelare lo scrittore napoletano. In realtà ciò che probabilmente ha infastidito il ministro degli interni ed i vertici della Lega non è tanto il contenuto delle dichiarazioni di Saviano ma il fatto che ad ascoltarle siano stati 9 milioni di Italiani. Roberto infatti non ha fatto altro che riferire in tv delle indagini che da qualche anno portano avanti i magistrati di Milano e Reggio Calabria e di cui “L’Espresso”, “La Repubblica” ed altre testate nazionali già parlano da tanto tempo. Saviano paga la sua notorietà e la sua credibilità presso un pubblico eterogeneo, poco attento alla cronaca giudiziaria di questi anni. L’ipocrisia leghista, che non è per nulla differente dall’ipocrisia di buona parte della classe dirigente di questo Paese, sta nell’attaccare chi osa raccontare certe dinamiche ottenendo successo. Quel successo che Roberto paga con la perdita della sua libertà personale; quel successo che in molti, anche a sinistra, non riescono a perdonargli e che gli rinfacciano ad ogni occasione utile. Saviano non è un grande per quello che dice, perché di mafia si occupano tanti giornalisti. Saviano è un grande perché è riuscito a rendere le storie di mafia le storie di tutti, senza limiti geografici e politici. È questo che la Lega non gli perdona. Crogiolarsi nell’idea che il Nord è immune a certe dinamiche ha fatto comodo a molti che si sono arricchiti e hanno costruito consensi raccontando al resto del Paese che a “Milan” ed in “Padania”, nel cuore dell’Italia che produce e paga le tasse anche per i “terun”, certe cose non accadono. Il fetore dei danari del narcotraffico diventa profumo di alta classe quando lo investi all’ombra della “Madunnina”, magari in opere pubbliche che alimentano il mito di una politica “produttiva”. Come se la bontà dell’operato di un’amministrazione fosse direttamente proporzionale alla quantità di cemento utilizzato per “cantierizzare” la vita sociale di un’intera collettività.
Anziché tuonare contro Saviano la Lega e tutti gli affaristi del Nord farebbero bene a dire pubblicamente che i soldi della ‘ndrangheta per Expoo 2015 non sono ben accetti e che magari dopo questa eventuale dichiarazione si impegnino a far seguire i fatti.
Mi sia infine consentita un’ultima riflessione riguardo l’arresto di Antonio Iovine, boss dei casalesi, ricercato da 14 anni e trovato oggi a casa sua a Casal di Principe. La tempistica di questo arresto è a dir poco sospetta e le dichiarazioni del governo dopo questo successo “militare” dello Stato contro il crimine organizzato mi fanno molto pensare. La politica si ostina a non voler capire che è perfettamente inutile andare avanti con questi arresti se poi si consente a mafiosi, ‘ndranghetisti e camorristi di comprarsi il Paese coi loro capitali che ora non devono neanche più preoccuparsi di nascondere. L’elusione scientifica della reale questione, e cioè quella dei legami tra politica, mafie ed imprenditoria, non fa altro che confermare che la maggioranza della nostra classe dirigente è capace di offrirci un mix tra incapacità e malafede che forse non ha pari nel mondo occidentale. Come abbiamo già scritto in un nostro precedente articolo, o si agisce sul piano economico e politico o altrimenti continuiamo solo a raccontarci la barzelletta che più manette equivalgono a meno mafie.
Solidarietà a Saviano per la lotta contro le mafie
Solidarietà a Saviano per la lotta contro le mafie