sos ecstasy e cocaina, giro di vite sui consumi
Inserisci qui il testoViene venduto come incenso ma è cannabis di sintesi, difficile da identificare e dagli effetti devastanti. Ha diversi nomi, si vende in bustine colorate, si trova su internet ma anche negli smart-shop. C’è poi il «popper», sostanza già conosciuta ma il cui consumo sta pericolosamente aumentando. Si trova nei sex-shops e viene venduto come deodorante anche se di profumo ne ha davvero poco. Una nuova sostanza, il popper è un gas, le cui formule vengono modificate alla velocità della luce e dunque non rientrano nella tabella delle sostanze vietate. Le nuove droghe di sintesi costituiscono ora una grave emergenza. Si tratta di sostanze, tra queste rientra anche il Gbl (gamma butirolactone, generalmente usato come solvente industriale per produrre plastica e pesticidi), che non sono inserite nelle tabelle delle sostanze stupefacenti. L’allarme giunge dalla Conferenza nazionale sulle politiche antidroga che si è chiusa ieri a Trieste con l’intervento del presidente della Camera, Gianfranco Fini e del sottosegretario della presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia, per la tossicodipenza e per il servizio civile, Carlo Giovanardi. Le tabelle vanno riviste. Su questo nel corso dei lavori sono emerse posizioni convergenti. L’intenzione del governo è proprio quella non solo di inserire rapidamente nelle tabelle le nuove droghe, ma anche di rivedere al ribasso i quantitativi ora consentiti per l’uso personale, una revisione che potrebbe riguardare, in particolare, la cocaina e l’ecstasy. Un intervento sulla cui opportunità concorda Silvio Garattini, farmacologo e direttore dell’istituto di ricerca Mario Negri di Milano: «Tutto ciò che si fa per diminuire la possibilità di spaccio è positivo». Sulla stessa linea don Pierino Gelmini: «Non si tratta di dire sì o no alla droga, ma di dire sì o no alla vita». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è orgoglioso della legge che porta il suo nome e non retrocede di un millimetro rispetto alla richiesta, giunta dai radicali, di liberalizzare la vendita. «Io – spiega Fini – rimango dell’idea che considerare la produzione, lo spaccio e il consumo di droghe illecito, ovviamente con livelli diversi di illegalità, sia un dovere se si vuole per davvero combattere quella che viene chiamata la cultura della morte». Il «no» di Fini è netto: «Non esiste un diritto a drogarsi, esiste semmai un diritto a essere liberi dalla droga». Un principio lanciato quattro giorni fa da Carlo Giovanardi e pienamente condiviso. Linea dura ma anche un potenziamento delle strutture per l’aiuto dei tossicodipendenti. «La terapia – aggiunge Fini – deve essere finalizzata al pieno recupero della persona». La prevenzione è uno dei punti sui quali il governo si impegnerà nei prossimi mesi. Due i piani sui quali si sta ragionando: uno è rivolto all’infanzia e all’adolescenza, l’altro alle famiglie in difficoltà. La droga resta una vera e propria emergenza anche se di tossicodipendenza si parla meno. Gianfranco Fini lancia l’allarme. Rispetto al passato «la percezione sociale del fenomeno droga – spiega – è oggi più tollerata culturalmente, c’è meno scandalo e allarme e questo processo di normalizzazione culturale va fortemente contrastato, rialzando la soglia della consapevolezza diffusa circa la pericolosità delle droghe». Infine, il tema spinoso delle risorse, «ineludibile» secondo Fini, e senza le quali «la guerra è ad armi impari». Ancor più preciso Giovanardi: «Vogliamo ripristinare il fondo nazionale per la lotta alle tossicodipendenze». Ma le regioni e gli operatori oltre alle risorse chiedono di essere ascoltati dal governo