Sos obesità, a Napoli un centro per la chirurgia senza bisturi
NAPOLI (9 gennaio) – Otto posti letto
dedicati alla chirurgia laparoscopica e mini-invasiva. Due sedute
operatorie a settimana. Cinque tecniche utilizzate di chirurgia
dell’obesità. Oltre 1300 interventi eseguiti. Il centro del San
Giovanni Bosco è tra i più attivi in Italia e in Europa e festeggia
dieci anni di attività, con un convegno in programma il 13 e 14
gennaio. Ma l’ospedale si ritrova anche a fronteggiare la carica di
ammalati. Sono oltre 150 i pazienti obesi da operare, già in lista. Le
richieste hanno fatto lievitare i tempi di attesa: sfiorano i sedici
mesi.
I volontari dell’associazione «Salute e Ambiente per i diritti del
malato e del cittadino» avviano un monitoraggio sul fenomeno. «Anche in
passato – dice il presidente Angelo Ambrosino – i cittadini ci hanno
contattato per segnalare questo tipo di disagi». «L’obesità è una
patologia seria, come tale andrebbe trattata – sottolinea Giuseppe
Hasson, 38 anni – la lunga attesa è snervante, aumentano tensioni,
dubbi, paure in vista dell’intervento. Sarebbe tuttavia opportuno
potenziare l’assistenza, l’obesità è oramai una piaga sociale».
Lo conferma uno studio realizzato dalla Società italiana di chirurgia
dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob) : in Italia il numero
degli obesi continua a crescere, ma il numero degli interventi rimane
uguale. Conseguenza. «In Italia le liste di attesa più lunghe sono
proprio quelle di chirurgia dell’obesità. Dipende dalla sproporzione
enorme tra la richiesta di prestazioni e l’offerta sanitaria», dice
Luigi Agrisani, presidente Sicob e primario della chirurgia
laparoscopica del San Giovanni Bosco. «Si calcola – spiega Angrisani –
siano circa quattro milioni gli obesi, a cui si aggiungono alcune
migliaia di pazienti diabetici che pure possono giovarsi di queste
tecniche mini-invasive. Unica soluzione auspicabile per migliorare lo
scenario è avere una programmazione nazionale e regionale con un numero
congruo di centri per potenziare l’attività».
Altrimenti, i disagi diventano inevitabili, come raccontano i malati:
«Facciamo avanti e indietro da casa al San Giovanni Bosco», dice
Giovanna Ambrosio, una mamma dei Quartieri Spagnoli. «Mia figlia vuole
essere operata. Non ce la fa più. Ha soltanto diciott’anni».
Per loro la lunga attesa è cominciata a luglio scorso. «E chissà quando
ci chiameranno per il ricovero. Ci sono ancora più di cento persone
prima di noi», sospira Giovanna.
«Purtroppo, noi obesi non siamo considerati malati. Siamo discriminati
non dall’ospedale ma dall’intero sistema sanitario», incalza Domenico
Ferrentino, 52 anni. L’impiegato di Salerno sarà operato al più presto.
«Ho anche altri problemi di salute, quindi mi è stato assegnato un
codice particolare, che detta un criterio di precedenza e mi rende in
qualche modo più fortunato di altre persone in attesa».
È attento alle segnalazioni dei pazienti il direttore sanitario del San
Giovanni Bosco, Giuseppe Matarazzo. «La chirurgia endoscopica e
bariatrica – spiega – è un’attività programmata. Non si fa mai
l’intervento da un giorno all’altro. Ed è chiaro che le liste d’attesa
per le elezione possono essere lunghe. L’ospedale infatti deve tenere
conto di diverse attività, e il mio lavoro è trovare una sintonia tra
le diverse esigenze. Da verificare una possibile implementazione del
servizio. Lo snodo, più che la disponibilità dei posti letto, è legato
alla programmazione delle sedute operatorie».