SOS SANITA’ IN CAMPANIA – DAL CAPILUPI AL CARDARELLI
La fama dell’isola azzurra di Capri, frequentatissima anche in questa stagione estiva, viene accostata alla notizia che, causa ascensore eternamente guasto, nell’unico ospedale caprese, il Capilupi, debbono intervenire i Vigili del fuoco per trasportare a braccia gli ammalati da un reparto all’altro.
Gli addetti precisano che non si tratta di un incidente improvviso e che anzi l’ascensore si era già guastato altre volte di recente, anche dopo una riparazione. «La verità – spiega un operatore locale ai cronisti – è che l’Asl deve ancora rinnovare il contratto di manutenzione scaduto da mesi…», si legge su alcuni organi di stampa. Resta da capire se i guasti siano imputabili asolo alla mancata manutenzione, visto che qualcuno ipotizza possa trattarsi addirittura di autentici sabotaggi.
Di sicuro, il consigliere comunale di Capri con delega alla sanità, Pietro Falco, ha parlato di «situazione annosa e inaccettabile, per la quale il Comune in tempi non sospetti ha chiesto una soluzione definitiva, attraverso la sottoscrizione ad horas di un contratto con una ditta che si occupi h24 della manutenzione dell’impianto e, soprattutto, con un adeguamento di un ascensore che continua a guastarsi con frequenza preoccupante». E tutto questo accade proprio mentre vanno avanti i contatti con la Regione Campania finalizzati a stipulare il protocollo di garanzia per la salute nelle isole del Golfo di Napoli: un’intesa che vedrebbe capofila proprio Capri.
«Una situazione paradossale – sbotta il presidente di noiconsumatori.it Angelo Pisani – che penalizza gravemente in primo luogo il diritto alla salute dei pazienti ricoverati al Capilupi, ma anche l’immagine e l’economia dell’isola, pensiamo solo ai tanti turisti in arrivo, che potrebbero temere di doversi improvvisamente ricoverare in un ospedale dove non funziona neppure l’ascensore…».
E una forte strigliata alla sanità campana Pisani la riserva anche al caso dell’Ospedale Cardarelli, dove in queste ore sale la protesta di medici, operatori sanitari e pazienti per la chiusura di un reparto strategico come quello per la terapia del dolore. Tanto che il primario Vincenzo Montrone ha già lanciato una petizione via Change per chiedere al governatore De Luca e al ministro Lorenzin che la prima unità operativa di terapia del dolore e cure palliative sorta nel centro-sud Italia non venga chiusa. Già raccolte finora cinquemila firme.
«L’ipotesi di abolire i posti letto in questa unità operativa, che rientra nel piano di riordino del Cardarelli – incalza l’avvocato Pisani – va ritirata immediatamente. Il Cardarelli è un presidio ospedaliero di eccellenza,ma anche il simbolo di una sanità che sa essere più vicina a chi soffre. Dal punto di vista dell’efficienza ricordo poi che, come ha dichiarato il primario Montrone, grazie al reparto che oggi si vorrebbe abolire è stato realizzato un risparmio di circa 4,8 milioni euro all’anno. Tra il 2005 e il 2009, prima dell’apertura, il costo per i malati oncologici terminali era infatti passato da 3,9 a 6,5 milioni. Nel 2011, è sceso a 1,8 milioni; nel 2012 a 1,7, senza contare i benefici indiretti dovuti alle dimissioni protette, seguendo i pazienti a domicilio».
«Scade il 31 luglio il termine per portare a compimento la riorganizzazione ospedaliera, il che significa – conclude perentorio Pisani – che c’è ancora tutto il tempo per ripensarci e donare il necessario sollievo ai malati terminali, che in Campania, a differenza di altre regioni, non possono contare su ospite attrezzati».