Stangata Imu a Napoli, aliquota a 0,5 per la prima casa e 10,6 per la seconda
Il dado è tratto come si suole dire: salvo colpi di scena dell’ultimissima ora le due aliquote base dell’Imu (Imposta unica municipale) varate dal Comune nel bilancio di previsione dovrebbero essere queste: per la prima casa 0,5; per la seconda 10,6. Vale a dire un punto in più sulla prima casa, è l’aliquota base consigliata dal governo, e tre sulle seconde. Confermata anche l’Irpef progressiva, ci saranno aumenti che riguarderanno soprattutto i redditi sopra i 45mila euro.
Già oggi il sindaco potrebbe mettere la giunta intorno al tavolo per chiudere il primo documento programmatico dell’era arancione. Simulazioni e conti sono stati fatti e rifatti, così come ogni assessore ha ormai metabolizzato che non potrà avere ciò che chiede perché soldi non ce ne sono. Un bilancio firmato dall’assessore Riccardo Realfonzo che politicamente si può sintetizzare in un motto: chi più ha più pagherà. Un sacrificio chiesto a chi è più fortunato in questo periodo di crisi per garantire i servizi base, ovvero non aumentare i tickets e fare qualche necessario investimento sulle strade, le scuole, la mobilità e le partecipate più strategiche a cominciare da Bagnolifutura.
Dunque Imu salata e – se anche in maniera modulare – vale per tutti i possessori di immobili. Il range messo a disposizione dal governo è di 0,2 in salita o in discesa per quello che riguarda la prima casa. Con base di partenza 0,5 consigliata. Quello sulla seconda è del 3 in salita o discesa con base di partenza 7,6. Certo in linea teorica il Comune poteva tenere la tassa sulla prima casa allo 0,4. Ma i tagli per oltre 200 milioni – e la struttura stessa dell’Imu – non lo hanno consentito. Perché giova ricordare che rispetto all’Ici, che veniva rimborsata per intero all’ente locale, l’Imu per il 50% finisce nelle casse dello Stato. Di qui l’esigenza di ritoccare le aliquote.
Il sindaco Luigi de Magistris al riguardo è durissimo: «Gli enti locali sono stati trasformati in una sorta di ammortizzatori sociali nazionali oppure di gabellieri dello Stato, usati come strumenti per fare cassa. È una tassa immorale». Dichiarazioni rilasciate non a caso al portale dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani. «L’Imu è una tassa immorale – ripete – che dobbiamo imporre alle nostre comunità ma le cui entrate ci sono sottratte per affluire nelle casse dello Stato. Francamente se non si registrerà un cambio di marcia da parte del governo, ci troveremo costretti a valutare azioni di protesta a difesa della democrazia che si fonda sulla certezza dei diritti».
Il rincaro riguarderà tutti gli immobili. La stangata vera e propria arriva sulla seconda casa, termine nel quale si comprendono tutte le tipologie di immobili, dai negozi agli alberghi. La seconda cosa da sottolineare è che il 50 per cento dell’Imu che i Comuni incasseranno finirà nelle casse dello Stato. I numeri per capire bene cosa succede. Il gettito Ici totale vale – come da bilancio previsionale 2011 – poco più di 181 milioni. La prima casa paga 52 milioni, gli altri immobili 128. L’aumento al massimo sulle seconde case allinea Napoli ad altre grandi città come Firenze, Roma, Milano, Bologna e Palermo che già lo hanno fatto. Altri numeri per capire ancora meglio come può incidere pesantemente sugli incassi l’Imu. Il gettito cresce per ogni punto di aliquota di ben 18 milioni e 400mila euro. Un moltiplicatore eccezionale. Stando all’ultimo censimento gli abitanti a Napoli sono 959mila 167. Il gettito pro capite sulla prima casa è di 54,44 euro; sulla seconda 134,20.