Sud Italia: la busta paga viene tagliata del 28% rispetto al Nord
Cento euro di aumento a Milano diventerebbero 77 a Napoli e 72 in un
piccolo comune del Sud, con un taglio quindi fino al 28%. Sarebbe
questo l’effetto delle gabbie salariali, ovvero delle retribuzioni
legate al costo della vita del territorio. Le cifre si ricavano
indirettamente da un rapporto Istat del 22 aprile scorso relativo alla
soglia di povertà assoluta. L’Istituto di statistica ha calcolato 342
soglie di povertà – da 488 a 1.693 euro al mese – variabili a seconda
della tipologia di famiglia e del posto dove si vive: se in un’area
metropolitana, in un grande o in un piccolo comune e se al Nord, al
Centro o nel Mezzogiorno. Ebbene, se si considera solo la variabile
geografica, si ricava il differente costo della vita così come rilevato
dall’Istat. In particolare, per una famiglia di due coniugi e due figli
minorenni, il reddito necessario per uscire dalla povertà varia da
1.072 a 1.486 euro, con una differenza appunto del 28%. Se dovesse
passare il principio che gli incrementi contrattuali sono legati non al
tipo di lavoro, bensì al prezzo del pane o dell’autobus, gli scatti
finirebbero con l’aumentare la distanza tra aree a reddito alto e a
reddito basso. Anche perché spesso il percettore di uno stipendio fisso
al Nord ha un coniuge che lavora, mentre nel Mezzogiorno sono
numerosissime le famiglie monoreddito.
Un altro problema è legato alla
tipologia di servizi. Per esempio si può confrontare il costo di un
asilo pubblico in varie città e scoprire che nel Mezzogiorno la retta
costa meno, ma se di fatto la gran parte dei bambini del Sud hanno a
disposizione soltanto asili privati il paragone diventa inefficace.
Tutti temi aperti, in attesa di risposte non banali. Molte informazioni
arriveranno ancora una volta dall’Istat, che sta elaborando delle
tabelle di costo della vita territoriale ancor più dettagliate, che
saranno pubblicate in ottobre.