Supplenze, Consulta boccia la Gelmini. Ministero: inevitabile rifare le graduatorie
precari possono reclamare il ruolo e l’agognata cattedra. Ad offrire
loro nuove speranze è la sentenza della Corte costituzionale che
dichiara illegittima una norma (articolo 1, comma 4-ter) del dl 134 del
2009 perché viola l’articolo 3 della Costituzione. La conseguenza è
che nell’aggiornamento delle graduatorie a esaurimento il personale
docente avrà diritto al trasferimento e all’inserimento a pettine
secondo il proprio punteggio (merito), e non secondo l’anzianità di
iscrizione in graduatoria.
La “querelle” sulle graduatorie va avanti da parecchio. Un paio
di anni fa l’associazione Anief ha fatto ricorso (15.000 ricorrenti)
contro l’inserimento in coda dei docenti che cambiano provincia, ma poi
il Parlamento, in sede di conversione del cosiddetto salva-precari, ha
votato una norma voluta dal ministro Gelmini che lo prevede. Per il Tar
Lazio, però, questa disposizione viola palesemente gli articoli 24 e
113 della Costituzione. Di qui il ricorso alla Consulta.
«A questo punto – dichiara il presidente nazionale dell’Anief, Marcello Pacifico – il
ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di
gestire le graduatorie del personale docente, dovrebbe assumersi la
responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse
dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto, senza
nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi
corrente». Secondo Pacifico, la sentenza «spazza via ogni dubbio anche a
chi, in questi giorni, ha proposto la proroga delle graduatorie in
emendamenti specifici al Milleproroghe in discussione al Senato: è
evidente, infatti, che un blocco o una cancellazione delle stesse
graduatorie violerebbe i principi richiamati dal giudice delle leggi».
Soddisfatto per il pronunciamento della Consulta il Pd.
Sottolineando che la sentenza «avrà effetti devastanti perché
l’amministrazione sarà costretta ad assumere tutti quei docenti che,
collocati in coda, nelle graduatorie aggiuntive, si sarebbero trovati in
posizione utile per l’immissione in ruolo», Tonino Russo, componente
della Commissione cultura della Camera, sollecita le dimissioni del
ministro dell’Istruzione:«A fronte dei danni incalcolabili causati dalle
norme eufemisticamente definite “eccentriche” dalla Consulta, alla
Gelmini non resta che un ultimo atto di dignità: rassegnare le
dimissioni». Anche per la responsabile scuola del partito Francesca
Puglisi la sentenza della Corte «certifica l’incapacità di un ministro
che procede non per atti ma per pasticci». «Ora che il danno è fatto, la
Lega, che ha tentato di innescare una guerra tra poveri all’interno
delle graduatorie a esaurimento, voti insieme a tutte le opposizioni il
rinvio della terza tranche di tagli nella scuola e la stabilizzazione
senza costi di centomila precari, così come proposto negli emendamenti
al Milleproroghe presentati dai senatori del Pd» è l’invito che arriva
da Partito democratico.
Ministero: sarà inevitabile rifare le graduatorie. «Sarà
inevitabile rifare le graduatorie, e stiamo preparando un emendamento da
inserire nel Milleproroghe che, rifatte le graduatorie, congeli il
meccanismo – dice il capo dipartimento del ministero della Pubblica
istruzione, Giovanni Biondi – Rispettiamo la sentenza, ma quello che non
è stato valutato approfonditamente è che queste sono graduatorie ad
esaurimento, quindi il principio del merito che viene invocato nella
sentenza vale per graduatorie dinamiche in cui un insegnante può
aggiornare i suoi titoli continuamente. Pensiamo che le graduatorie
chiuse invece, che contiamo di esaurire con la progressiva entrata in
ruolo degli insegnanti, non dovessero essere sottoposte a questo
principio».
Gilda: ora intervento legislativo. Sulla questione delle
graduatorie, il legislatore intervenga con regole certe. Lo chiede la
Gilda alla luce della sentenza della Corte Costituzionale in materia.
«E’ ancora presto per valutarne gli effetti, ma da una prima lettura
della sentenza emerge che la Corte costituzionale ha abrogato la norma,
contenuta nel decreto legislativo 134 del 2009, che prevedeva la
possibilità delle code. A questo punto – osserva il coordinatore della
Gilda, Rino Di Meglio – spetta al legislatore stabilire se gli aventi
diritto debbano essere inseriti nelle graduatorie di una o più province.
Da troppi anni la gestione delle graduatorie scolastiche si presta a
un contenzioso infinito, e perciò chiediamo al legislatore di
intervenire con regole certe e di non affidarsi ancora a regolamenti
facilmente impugnabili».