Sviluppo, ok al decreto: c’è il freno per Equitalia
La lunga giornata parlamentare della verifica è iniziata ieri mattina con un buon viatico per il governo che ha incassato senza problemi la fiducia alla Camera sul contestato decreto Sviluppo con 317 sì, 293 no e 2 astenuti. Ed è la prima volta che il governo ottiene la maggioranza assoluta a Montecitorio superando la fatidica quota 316 dopo l’uscita del Fli di Gianfranco Fini. In precedenza era arrivata al massimo a quota 314, raggiunta sulla mozione di sfiducia del 14 dicembre e il 2 marzo scorso sul federalismo. Si tratta della fiducia numero 44 del governo Berlusconi in tre anni. Da segnalare che l’ex ministro Andrea Ronchi non ha partecipato al voto e come lui hanno fatto altre tre esponenti del Fli Gianfranco Paglia, Mirko Tremaglia e Francesco Divella.
Il provvedimento, una serie di misure a costo zero per rilanciare l’economia con crediti di imposta finanziati con fondi europei, semplificazioni fiscali, alleggerimento delle cosiddette «ganasce», appalti pubblici più veloci e la riproposizione del piano casa, passa ora all’esame del Senato che lo deve ratificare entro il 12 luglio, pena la decadenza. Tutto lascia pensare che verrà «blindato». Nel decreyo è saltata la norma che introduceva il diritto di superficie di 20 anni per gli arenili. La questione sarà affrontata nell’ambito della legge comunitaria. Uno dei capitoli più corposi è quello delle «ganasce fiscali»: per i debiti fino a 2.000 euro Equitalia non può far ricorso alle ganasce se prima non ha inviato due solleciti di pagamento a distanza di sei mesi uno dall’altro. Non si può iscrivere ipoteca per i debiti fiscali fino a 20.000 euro qualora l’immobile in questione sia l’abitazione del debitore. Per gli altri casi resta confermato il limite di 8.000 euro. Nell’accertamento coattivo è prevista la sospensione dei pagamenti per 180 giorni (contro i 60 attuali e i 120 previsti nella prima versione del decreto). Dal primo gennaio 2012 Equitalia cessa le attività di riscossione da parte dei Comuni. Inoltre, prevede il decreto, il meccanismo anatocistico per il calcolo degli interessi non si applica a partire dai ruoli consegnati a decorrere dalla data di conversione del decreto.
OCCHI SULLA MANOVRA. L’Italia resta intanto sotto esame da parte delle agenzie di rating: dopo il monito di Moody’s e Standard & Poor’s, che hanno peggiorato le prospettive sul merito di credito sovrano, Fitch avanza timori per la possibilità di uno stallo della crescita, ma esclude un taglio del rating o dell’ «outlook» nel breve termine. E dall’aula del Senato il premier Berlusconi punta il dito: «Le agenzie di rating ci tengono sotto osservazione e le locuste della speculazione aspettano solo l’occasione per prendere quelle prede che mostrano segni di debolezza». Ma i mercati osservano con attenzione la congiuntura dell’Italia. Ultima a muoversi è Fitch: «Attendiamo di conoscere i dettagli sulla manovra di finanza pubblica da 40 miliardi a «fine mese o a inizio luglio».