Taglio Irpef in busta paga per dipendenti e pensionati
Professionisti, aziende e centri di assistenza fiscale chiamati a
ricalcolare gli acconti Irpef di dipendenti e pensionati tenuti al
versamento degli anticipi. La riduzione del 20% annunciata dal Governo
sarà restituita nella busta paga di dicembre. Comunque sia nella prima
disponibile.
Infatti, nei casi in cui i cedolini e i ratei di
pensione fossero ancora in corso di elaborazione, il bonus sull’acconto
potrebbe scattare già alla fine di questo mese. Con complicazioni in
arrivo sia per i sostituti d’imposta che per le case software.
Tutto
dipenderà dall’ufficializzazione da parte del governo del decreto legge
“taglia-acconti” varato giovedì dal Consiglio dei ministri. Ancora ieri
i tecnici dell’Esecutivo erano al lavoro per apportare le ultime
limature al testo e inviare in tempi rapidi il provvedimento alla
«Gazzetta Ufficiale» per la sua pubblicazione.
Proviamo a definire
la platea coinvolta nell’operazione. Si tratta, come detto in
precedenza, di tutti i lavoratori dipendenti e pensionati con ulteriori
redditi, inclusi quelli che hanno fatto ricorso al modello 730. E
ancora si tratta di ditte individuali, soci di società di persone,
professionisti e altri lavoratori autonomi persone fisiche.
In ogni
caso gli “sconti” prenatalizi dovranno essere restituiti a
giugno-luglio al momento del saldo. Per esempio, un contribuente, che
ha un debito Irpef di 10mila euro, pari a quello dell’anno precedente,
e che avrà versato come primo e secondo acconto per il 2009 l’importo
totale di 7.900 euro, pari al 79% del debito storico del 2008, dovrà
versare a titolo di saldo Irpef la differenza di 2.100 euro.
In
attesa di conoscere la versione definitiva del decreto legge varato dal
Governo sarebbero, dunque, completamente esclusi dipendenti e
pensionati soggetti solo a ritenute e non tenuti al versamento degli
acconti.
Va ricordato che per determinare gli anticipi di novembre,
i contribuenti dispongono di due metodi: quello “storico” basato sui
dati dell’anno precedente e quello “previsionale” fondato sul minore
reddito dell’anno in cui si versa l’acconto.
Per chi calcola gli
acconti 2009 su base “storica”, cioè sulla base dei dati del 2008 di
Unico 2009, l’importo-base è quello che, al netto di detrazioni,
crediti e ritenute, è indicato nella dichiarazione dei redditi
presentata per l’anno precedente. L’effetto prodotto dalla riduzione
del 20% potrebbe, dunque, rivelarsi più basso di quanto versato tra
giugno e luglio 2009 come prima rata.
Questo perché, se sarà
confermata la riduzione dal 99 al 79%, la seconda rata di acconto sarà
minore rispetto alla prima: facendo riferimento al debito 2008, i
contribuenti hanno già versato il 39,6% del debito di riferimento (il
40% del 99%); considerato, come detto, che la misura del 99% dovrebbe
abbassarsi al 79%, la seconda rata sarebbe pari al 39,4%, che, sommato
al 39,6% già versato, corrisponde alla nuova misura del 79 per cento.
Per
chi dovesse optare per il metodo previsionale di determinazione degli
acconti dovuti è possibile ridurre l’importo da pagare se si ha motivo
di ritenere (e in un periodo di crisi non saranno in pochi) che
l’imposta per il 2009 sarà più bassa.
Pur restando fermo il
principio che, quando si eseguono calcoli che riducono l’acconto
occorre stare attenti perché un insufficiente versamento potrebbe
comportare la sanzione del 30%, il rinvio al saldo dei 20 punti
percentuali potrà di fatto costituire per il contribuente una sorta di
franchigia. In sostanza, chi segue il previsionale potrà “sbagliare” i
conti di un 20%, che poi restituirà con i versamenti di giugno e
luglio, mettendosi al riparo dalla sanzione amministrativa.
La
scelta dell’esecutivo di virare sugli acconti Irpef, in luogo dell’Ires
e dell’Irap, non consentirà, in ogni caso, alcuna riduzione
dell’imposta regionale, nemmeno se dovuta dalle stesse persone fisiche
che sono destinate a beneficiare della riduzione dell’acconto Irpef.