Tarsu italiana sbagliato il criterio di calcolo
Tarsu italiana sbagliato il
criterio di calcolo
L’AVVOCATO GENERALE DELLA
CORTE DI GIUSTIZIA UE SI PRONUNCIA CONTRO IL CRITERIO TUTTO ITALIANO DI CALCOLO
DELLA TARSU
Il principio comunitario che
informa la normativa sui rifiuti ( art. 15 Direttiva 2006 sui rifiuti) “chi inquina paga” non sembra ispirare il
criterio di quantificazione della TARSU italiana. Queste le conclusioni
dell’Avvocato Generale della Corte UE, secondo cui: “la capacità di reddito del
produttore di rifiuti è un criterio manifestatamene inidoneo ad attuare il
principio comunitario che inquina paga”. Infatti, laddove il contribuente sia
un’impresa il calcolo della TARSU, in Italia, avviene sulla base della capacità
reddituale della stessa, in forza di una presunzione assoluta che oltre a non
essere vincibile qualora si dimostri l’incontrario, risulta anche contrastante
al principio comunitario “chi inquina paga”. La capacità di reddito non è
direttamente connessa alla capacità di produrre rifiuti, non è dimostrabile il
collegamento tra la capacità di reddito, che può essere il frutto anche di
costi più sostenuti, e la capacità di rifiuti.
Si osserva che occorrerebbe tener
conto, ai fini della quantificazione della TARSU dovuta di diversi fattori
effettivamente indicativi della potenziale quantità di rifiuti prodotti,
considerando anche la quantità di differenziata che l’impresa produce.
Per capire gli effetti pratici di tale posizione, occorre attendere la
decisione della Corte di Giustizia UE che si pronuncerà nelle prossime
settimane. Infatti, laddove
Corte
sarebbero le ricadute di tale sentenza sui contribuenti italiani