Tassa rifiuti è allarme truffe
Qualcuno stava per gridare allo scandalo cartelle pazze. In realtà potrebbe trattarsi di una truffa ai danni di chi ha regolarmente pagato la Tarsu e ora è perseguitato da Equitalia, con richieste di versamento gonfiate dalle penali. Il caso è nato da un cittadino che si è visto recapitare a casa la cartella esattoriale: sapendo di essere in regola con la tassa sull’immondizia, ha pensato ad un errore e si è precipitato in Comune, con tanto di bollettino alla mano.
Purtroppo, la scoperta è stata amara: nessuna svista degli uffici, sul conto corrente di palazzo civico i soldi non sono mai arrivati. Colpa dello sportello dove è stato fatto il versamento. Peccato che si tratti di un ufficio di poste private, che si trovava in viale della Stazione e che ora ha chiuso i battenti. Dal Comune parlano esplicitamente di «sospetto raggiro», anche se nessuno sa ancora quantificare il numero dei massesi presumibilmente truffati: su questo sarebbero in corso delle verifiche.
Ormai, però, il procedimento di riscossione coatta è partito e le cartelle esattoriali bollenti, comprensive di more salate, sono regolari. Tradotto: c’è da frugarsi in tasca un’altra volta. Da palazzo civico, del resto, non hanno visto uno spicciolo degli euro versati e, non sapendo che pesci prendere, chiedono ai cittadini di reclamare al fantomatico ufficio di poste private.
Intanto la Legaconsumatori è sul piede di guerra. Il presidente dell’associazione, Irmo Vita, non ci sta a vedere il barile scaricato sugli onesti contribuenti: «Qui parliamo di persone che hanno versato il dovuto e vengono trattate come evasori. In Comune vogliono che, oltre a pagare, ci mettiamo anche a fare i poliziotti? Dovrebbe essere l’amministrazione a cercare i responsabili dello sportello scomparso da viale Stazione». Parole sacrosante.
Dagli uffici comunali, però, arriva la pronta replica: «Ci saremmo già mossi, se sapessimo a quale porta bussare. Il problema è che sono tutti spariti». Insomma, l’ombra del «mastruzzo» c’è, ma resta tutto da provare. Non è ancora esclusa l’ipotesi di un equivoco: magari quello di poste private non era un ufficio farlocco e i titolari si faranno vivi per chiarire il disguido. Sempre che non siano scappati con i soldi della Tarsu.
Comunque forse per prevenire nuovi casi di uffici fantasma, sui bollettini della tassa rifiuti ora compare la dicitura «i pagamenti devono essere effettuati solo ed esclusivamente presso le Poste». Una raccomandazione che ha scatenato le lamentele degli utenti per un ulteriore balzello. Pagare alle Poste significa sborsare un euro e dieci centesimi di commissione; se si considera che la maggior parte dei cittadini paga anche in quattro rate, il rincaro diventa di quattro euro e quaranta centesimi.
Al contrario, versando presso la Cassa di Risparmio di Carrara, che ha vinto l’appalto come agente di riscossione, il servizio sarebbe gratis. Dal Comune spiegano che gli sportelli della banca non sono ancora attrezzati per consentire un pagamento agevole della Tarsu. Gli uffici sarebbero al lavoro per ultimare l’adeguamento del sistema informatico. Buona a sapersi