Tassa su banane, è braccio di ferro
Un’imposta sulle banane provenienti dalla Somalia non e’
discriminatoria rispetto alla frutta, non simile, originaria degli
Stati membri e gli aumenti finalizzati ad adeguarla all’inflazione non
violano il divieto di introdurre dazi superiori ai precedenti. E’
quanto sottolinea la Corte di giustizia europea del Lussemburgo che ha
preso in esame un caso sottoposto dall’Italia in seguito ad un ricorso
della societa’ importatrice Camar.
La vicenda e’ stata oggetto di un lungo iter giudiziario: la Camar
aveva contestato la conformita’ rispetto alle norme Ue di un’ imposta
nazionale sul consumo di banane fresche e la richiesta di un’imposta
sulle importazioni successive. La societa’, dopo che la Corte di
Cassazione aveva respinto i ricorsi senza interessare la giustizia
europea, aveva quindi agito dinanzi al Tribunale di Firenze contro la
presidenza del Consiglio dei ministri chiedendo il risarcimento dei
danni che avrebbe subito a causa dell’omissione del rinvio
pregiudiziale davanti alla Corte.
I giudici del Lussemburgo hanno rilevato che il divieto alla
tassazione previsto dalla Convenzione di Yaounde’, a cui Camar si
appellava, e’ limitato ad una tassazione discriminatoria di prodotti
simili e non di quelli che si trovano in rapporto di concorrenza.