Tassa sui ricorsi? Meglio pagare la multa
Crollati.
Del 60 per cento. Come dire sei automobilisti su dieci che non ci
provano più. E’ bastato inserire, dal 1° gennaio, in Finanziaria, un
articolo che stabilisce l’obbligo di versare allo Stato 30 euro (o 70
se la sanzione supera i 1.500 euro più otto di marca da bollo) per ogni
ricorso ai giudici di pace contro multe ritenute ingiuste per vederli
più che dimezzare.
E anche se siamo soltanto a metà febbraio,
gli esperti spiegano che anche sotto la Mole (un sensibile calo c’è
stato in tutta Italia) la percentuale di chi farà ricorso nonostante
l’operazione non sia più gratuita non può che diminuire. «Anche da noi
a Torino – spiega il giudice Vittore Campi – c’è stato un crollo
naturalmente chi continua a fare ricorso è colui che insieme con la
sanzione, piuttosto salata, rischia di vedersi decurtare i punti sulla
patente. Allora in questo caso continua a provarci anche perché la
posta in gioco è abbastanza alta».
Ma riepiloghiamo in che cosa
consiste la novità del pagamento. L’articolo 212 contenuto nella
manovra economica ha introdotto l’obbligo di pagare 38 euro da versare
alla Posta o in tabaccheria. Motivo? «Lo scopo dichiarato della
normativa – spiegano in via Mughetti – è quello di arginare l’ondata di
ricorsi al Giudice di Pace che ha raggiunto dei numeri impressionanti
(oltre 700 mila nel 2009 di cui oltre 20 mila solo a Torino) e che sta
intasando le cancellerie dei Tribunali di tutt’Italia». C’erano
addirittura i professionisti del ricorso, coloro che, dal momento che
il tentativo era a costo zero, lo presentavano per qualsiasi multa,
inventando le scuse più strane.
«Ora, com’è ovvio – spiegano
ancora in viale dei Mughetti – prima di sborsare 30 euro ci pensano due
volte, anche perché non di rado la sanzione viaggia sullo stesso
importo. Ma che cosa accade se si ricorre al giudice di pace e si
perde? Poniamo il caso che un automobilista venga multato per aver
bruciato un rosso (sanzione da 150 euro) e decida di fare ricorso
pagando i famosi 38 euro. Se questo non viene accolto va da sé che
l’automobilista venga condannato a pagare l’intero importo della
sanzione. E comunque avrà pure perso i soldi richiesti per presentare
il ricorso. E fin qui nessuno si stupisce. Ma poniamo il caso
dell’automobilista che ricorre al giudice di pace e vince.
L’automobilista passato con il rosso non sarà tenuto a pagare i 150
euro di multa e avrà, in teoria, anche il diritto di recuperare i 30
euro di contributo versati anticipatamente (gli 8 euro di marca da
bollo sono comunque persi). In teoria. «Perché il problema a questo
punto – spiegano ancora dai giudici di pace – è di ordine pratico: a
chi bisogna chiedere questi soldi? I 30 euro sono stati versati allo
Stato, ma per il rimborso l’automobilista dovrà rivalersi sul Comune
che gli ha inflitto la sanzione poi annullata. Il che significa
imbarcarsi in un iter legale-amministrativo molto complesso che
difficilmente un cittadino normale è in grado di affrontare senza
l’aiuto di un avvocato». E il legale è per caso a costo zero?
Certamente no, anzi, l’avvocato costerebbe più dei 30 euro e a quel
punto non vale la pena coinvolgerlo a meno che non se ne voglia fare
una questione di principio. Conclusione: anche se il ricorso è vinto
con ogni probabilità questi 30 euro sono irrimediabilmente persi.
In
ogni caso è presto – sono passati soltanto una quarantina di giorni da
quando è in vigore la novità – per stilare una casistica. Per stare nel
sicuro i torinesi hanno rinunciato in massa a farsi rimborsare. E
magari anche quando sono certi che possono farcela.