TASSIFICIO ITALIA – LE SCADENZE DEL 16 GIUGNO E GLI ERRORI DA EVITARE
Si avvicina la data fatidica del 16 giugno, quando milioni di italiani dovranno pagare gli acconti Imu e Tasi sulle seconde case e sui locali commerciali. Le tasse sulla casa sono sempre state un incubo per i cittadini, sia a causa del loro importo (salatissimo nella stragrande maggioranza dei casi) che a causa delle numerose difficoltà relative al calcolo delle aliquote, alle modalità di pagamento, alle detrazioni e chi più ne ha più ne metta. Tradizionalmente, i più vessati sono gli abitanti delle grandi città, primi tra tutti i napoletani e romani che, a causa dello stato disastrato e disastroso delle casse comunali, nel corso degli ultimi anni sono soggetti al livello di tassazione locale più elevato d’Italia.
«In occasione di questa ennesima stangata – protesta Angelo Pisani, presidente di noiconsumatori.it Movimento Anti Equitalia – al danno si aggiunge la beffa, perché proprio la data della scadenza, giovedì 16 giugno, è la stessa prescelta dal governo per proclamare urbi et orbi ai cittadini i presunti tagli della pressione fiscale praticati dall’esecutivo. Certo, qualche tentativo c’è stato, ma parliamo di iniziative timide che incidono ben poco su un Paese messo in ginocchio dalla morsa ultraventennale del fisco».
Ecco intanto alcune cose importanti da sapere per non sbagliare. Partiamo dal periodo di possesso da considerare sottoposto a tassazione. Ai fini di Imu e Tasi si calcola per intero il mese nel quale il possesso si protrae per almeno 15 giorni. Dal momento che il passaggio di proprietà avviene il giorno stesso del rogito, se questo viene effettuato il giorno 16 e il mese ha 31 giorni, il pagamento dell’imposta è a carico dell’acquirente perché il possesso nel suo caso si protrae per più di 15 giorni. Nel caso in cui, invece, il mese abbia 30 giorni e di rogito effettuato il giorno 16, occorrerà accordarsi con il venditore, perché sia per l’uno che per l’altro il possesso è di 15 giorni. Analogamente avviene quando si trasferisce la residenza nell’immobile destinato a diventare prima casa. Anche se non si possiedono altri immobili, infatti, in questo caso il pagamento è dovuto finché non scatta il requisito anagrafico.
Passiamo al caso dei comproprietari. Le imposte comunali sono di natura personale, quindi Imu e Tasi debbono essere versate separatamente da ciascun proprietario in rapporto alla propria quota. Tuttavia va tenuto presente che in caso di insolvenza i comuni possono ritenere responsabili in solido tutti i proprietari.
Da ricordare inoltre che il pagamento delle imposte locali non è dovuto nel caso in cui l’importo complessivo da versare al comune per tutti gli immobili posseduti sia inferiore ai 12 euro. Si tratta di una soglia che deve essere considerata su base d’anno e non in riferimento al singolo versamento, per cui se su base annua, ad esempio, la Tasi dovuta è di soli 20 euro, occorre comunque pagare due rate da 10 euro. Proprio in materia di Tasi, peraltro, occorre una particolare attenzione. Alcuni comuni, infatti hanno stabilito proprio per la Tasi soglie minime diverse, anche più basse dei 12 euro, per assicurarsi che il pagamento avvenga comunque. Conviene quindi sempre verificare nel dettaglio la delibera del proprio comune.