Telefonia fissa, la Ue all’Italia “Costi Telecom troppo alti”
Agcom ha sbagliato i calcoli sulla telefonia fissa all’ingrosso, parola di Commissione Europea, e ora dovrà rivederli, perché forse ne derivano costi troppo alti per concorrenti e utenti. La decisione è di questa mattina e segna una vittoria per gli operatori alternativi a Telecom Italia, i quali avevano protestato con forza contro i rincari decisi da Agcom 1 (Autorità garante delle comunicazioni). La querelle ha un grosso impatto sul mercato e su quanto pagano i consumatori per la linea telefonica di casa. Riguarda infatti i canoni di “unbundling”, cioè quanto gli operatori alternativi pagano a Telecom all’ingrosso, per offrire servizi telefonici completi ai propri utenti. Agcom aveva stabilito un aumento di questi costi, in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Gli operatori alternativi e molte associazioni dei consumatori (tra cui Altroconsumo) avevano lanciato l’allarme: “Aumenteranno di conseguenza le tariffe al consumatore, per il canone della linea telefonica”.
Adesso, una prima conferma che associazioni e operatori alternativi potevano avere qualche ragione a protestare: la Commissione Europea, a cui spetta il vaglio delle decisioni Agcom, l’ha invitata a rivedere i propri calcoli. Il motivo? La Commissione approva la metodologia di calcolo usata da Agcom (imposta proprio dall’Unione Europea), dove i prezzi di unbundling derivano da quanto costa a Telecom fare e gestire una rete in rame; ma “teme tuttavia che l’Agcom non abbia applicato coerentemente tale modello al calcolo dei prezzi da imputare agli operatori alternativi per l’accesso alla rete di Telecom Italia”.
In particolare, l’esecutivo Ue rileva che “l’approccio usato dall’Agcom per stimare i costi commerciali e di manutenzione non appare coerente con tale metodologia”. L’errore di fondo di Agcom è quindi di aver calcolato i prezzi di unbundling considerando una rete vecchia, non abbastanza efficiente. Invece, avrebbe dovuto tenere conto di quanto spende “un operatore efficiente che gestisce una rete in rame di nuova costruzione”. “Da ciò il rischio che gli operatori alternativi si trovino a dover pagare prezzi più elevati di quelli generalmente esigibili per un accesso di alta qualità a una rete moderna”.
E’ un passaggio importante, spiega Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea e responsabile dell’Agenda digitale: “E’ di fondamentale importanza che il prezzo fatturato dagli operatori storici delle comunicazioni degli Stati membri dell’Ue ai propri concorrenti per poter accedere alle loro reti in rame sia equo. Un accesso equo rafforza la concorrenza nei servizi ai consumatori e fornisce corrette indicazioni di investimento”.
I rilievi della Commissione riflettono appieno quelli fatti dagli operatori alternativi, i cui rappresentanti erano andati di persona a protestare a Bruxelles. Adesso la partita è di nuovo aperta.