Temperatura Italia, allarme Cnr “Più 1,3 gradi in un secolo”
QUANTI indizi convergenti ci vogliono per costruire una certezza? Per
quante volte il record del caldo deve essere battuto prima di bloccare
le emissioni che stanno squassando l’equilibrio dell’atmosfera? Sono le
domande inevitabili dopo aver letto l’ultima analisi del Cnr di
Bologna, una ricognizione su due secoli di storia della meteorologia in
Italia, cioè su un periodo abbastanza lungo da permettere di passare
dalle osservazioni sul tempo a quelle sul clima. E la scoperta non è
piacevole. Basta metterli in riga, i campioni del caldo, per capire che
qualcosa è cambiato nella macchina che regola la temperatura del
pianeta, qualcosa che sta facendo salire il termometro a una velocità
difficilmente spiegabile con i meccanismi della natura. Eccoli, in
ordine di arrivo, gli anni più roventi: 2003, 2001, 2007, 1994, 2009,
2000, 2008, 1990, 1998, 1997. Una cadenza impressionante, che diventa
ancora più chiara passando ai decenni: l’ultimo è stato il più caldo
nella storia della meteorologia. E prima che questo scorcio di secolo
conquistasse il primato del caldo era toccato agli Novanta. E prima
ancora agli Ottanta.
L’altro elemento che emerge con chiarezza dall’analisi del Cnr è la
radicalità dell’anomalia termica. Il trend non è dato dai picchi, che
pure ci sono, ma dall’allargarsi progressivo della fascia calda lungo
quasi tutto il corso dell’anno. Nel periodo 1997-2009, si contano 2
anni in cui risultano con una temperatura più alta della media 11 mesi;
6 anni in cui i mesi anomali sono 10, 1 anno in cui sono 9. In nessun
caso la normalità statistica resiste per più di tre mesi.
“Certo, parliamo delle temperature che riguardano solo l’Italia”,
precisa Teresa Nanni, responsabile del Gruppo di climatologia
dell’Isac-Cnr. “Ma man mano che si va avanti le tendenze osservate
risultano più evidenti. In Italia l’aumento di temperatura negli ultimi
100 anni è stato di 1,3 gradi. Negli ultimi 50 anni si è registrato lo
stesso dato: più 1,3 gradi. Dunque la velocità raddoppia. E negli
ultimi vent’anni, anche se il periodo è troppo breve per considerare il
dato in maniera definitiva, si nota un ulteriore aumento in linea con
il trend”. Che l’Italia si scaldi più della media del pianeta (0,7
gradi a livello globale nel corso del ventesimo secolo) può sembrare
sorprendente, tanto da aver alimentato in passato più di una polemica.
Ora però è l’Isac-Cnr a dirlo e a spiegarlo ricordando che il fenomeno
dipende in parte dal fatto che l’analisi italiana tiene conto solo
della terraferma e non dei mari, in parte dalle differenze naturali tra
una zona e l’altra e in parte da diverse capacità di lettura dei dati
(la densità dei punti di rilevamento in Europa non è confrontabile con
quella degli oceani o dell’Africa).
Il 2009 italiano è stato poi un anno bizzarro anche dal punto di vista
delle precipitazioni. Molti hanno avuto l’impressione che aprile sia
stato una sorta di diluvio universale. In realtà fuori norma risulta
tutto il periodo che va da novembre ad aprile: è stato il più piovoso
negli ultimi 200 anni. Ma, a dimostrare che si procede per strappi, con
gli estremi che tendono a guadagnare spazio, il maggio scorso è stato
il più secco nei 2 secoli e agosto si è collocato al quarto posto nella
graduatoria degli anni con meno pioggia.