Terremoto: bilancio vittime Campane
Le vittime Campane del terremoto che ha colpito l’Abruzzo in
questi giorni sono sei, di cui cinque donne. Storie di dolore e disperazione
bilanciate solo dal miracolo di due sopravvissuti che ieri potevano raccontare
la loro storia: due ventenni salernitani che studiavano a L’Aquila. Una,
Annalisa De Marco, rimasta intrappolata sette ore tra le macerie prima di
essere salvata («Mi hanno salvato, scavando a mani nude, due carabinieri in
borghese»); l’altro, Elia Malfeo, di Giffoni Valle Piana, scampato
miracolosamente al sisma nonostante abitasse a solo duecento metri dalla Casa
dello studente, sbriciolatasi su se stessa con le scosse («Sono vivo, non ci
credo ancora. Ma ho perso i miei compagni d’università»). Rimane, invece, il
dolore per quelle sei morti. A cominciare dal Sannio dove due paesi, Amorosi e
Puglianello, sono ancora a lutto dopo i funerali, ieri, delle due studentesse
che condividevano lo stesso appartamento di una palazzina di cinque piani in
via Campo di Fossa, nei pressi della sede del consiglio regionale dell’Abruzzo.
Erano amiche Carmen Romano (21 anni) di Amorosi, iscritta a Economia e
Commercio, e Maria Urbano (20 anni) di Puglianello, studentessa di Ingegneria.
Ritrovate lunedì sera a pochi metri di distanza, l’una dall’altra, da amici e
parenti partiti dal Sannio con la speranza di trovarle ancora vive. Stessa
sorte toccata ad Armando Cristiani, napoletano di 24 anni, che studiava invece
medicina nel capoluogo abruzzese. Il giovane era figlio di Antonietta Ruta,
segretario comunale nel municipio di Pescosolido, paese del Frusinate come i
suoi due colleghi periti nel crollo della Casa dello studente, il luogo, forse
simbolico, del dramma consumatosi in Abruzzo. A piangere anche Capri dove era
nata Patrizia Massimino e dove passavano le estati le sue due figlie:
Alessandra, di 22 anni, e Antonella, di 5 anni più grande. La prima è stata
ritrovata morta tra le macerie mentre la seconda è ricoverata, in gravi
condizioni, al policlinico Gemelli di Roma. A vegliarla notte e giorno il padre
Alessandro Cora, avvocato molto noto in Abruzzo, riuscito miracolosamente a
salvarsi. Solo qualche graffio, ma ora vive solo con la speranza che almeno
l’unica figlia rimastagli riesca a salvarsi. Per questo ieri, il presidente
Renato Schifani, giunto al Gemelli per una visita, apprendendo di questa
famiglia distrutta, ha cercato di consolarlo, di fargli coraggio. «Sono stato a
lungo con lui in privato perché ritenevo dentro di me di stare con una persona
– ha raccontato dopo Schifani – che sta vivendo dei momenti terribili che hanno
cambiato la sua vita». Una speranza che invece hanno ormai perso a Marigliano
dove viveva Franca Cervo e il marito Vincenzo Liberati, originario proprio de
L’Aquila. Per questo da quando erano in pensione, lei come insegnante, lui alla
Fiat di Pomigliano, a settimane alterne si recavano nel capoluogo abruzzese.
Classificati come «dispersi», era l’ultima speranza per la figlia Milena da due
giorni nell’epicentro del sisma. Ma ieri all’alba Vincenzo e Franca sono stati
ritrovati ormai morti sotto le macerie della loro casa. Erano nel loro letto.
Ancora abbracciati.