TETTO A 3.000 EURO PER IL PAGAMENTO IN CONTANTI – COSA CAMBIA
Dal 12 gennaio 2016 è possibile pagare in contanti anche se si supera il fatidico tetto dei 999.99 euro, che schizza direttamente a 3.000 euro, come previsto dal Governo Renzi a fine anno con lo scopo dichiarato di imprimere uno sprint alla nostra lenta e malandata economia.
Il nuovo limite vale anche per le prestazioni
ordinate nell’anno appena trascorso, purché vengano materialmente saldate nel 2016. Ma attenzione: il pagamento di un
importo pari o superiore a tremila euro non potrà essere frazionato con due
diverse modalità (in parte, cioè, con denaro contante e in parte con strumenti
tracciabili), neanche se l’adempimento è stato convenuto in due o più
soluzioni. Quanto alle sanzioni per chi non rispetta il tetto, per i trasgressori si va dall’1 al 40%
dell’importo pagato, salvo oblazione e per le mancate comunicazioni dal 3 al
30%, con minimo di 3.000 euro.
Importanti novità riguardano il pagamento dei canoni di affitto: si potrà pagare in contanti il singolo canone (per
esempio, di un magazzino a uso commerciale) o più canoni di mensilità arretrate
fino a 2.999,99 euro. Fermo restando il diritto dell’inquilino a ottenere la
liberatoria scritta da parte del padrone di casa.
Resta invece fermo ai vecchi 1.000 euro il limite per i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni
come stipendi, pensioni, compensi a professionisti, ecc.. Ciò perché la
finalità della norma non è, in questo caso, il contrasto all’evasione, ma va nel segno di una riduzione della spesa pubblica. Così come resta a 1.000 euro il limite per chi
esercita il servizio di rimessa di denaro con l’estero (cosiddetto money
transfer).
Un’ultima avvertenza: per l’emissione di assegni con la clausola di non
trasferibilità resta in vigore il vecchio importo. In pratica, da 1000 euro in
su tali titoli al portatore dovranno contenere la clausola “Non trasferibile”.