Ticket, pagano anche i malati di cancro
Per favore non ammalatevi più.
Perché vi toccherà pagare un ticket di 5 euro per ricetta e di 1,5 euro
per ogni confezione di farmaco. Che abbiate un semplice raffreddore o
il diabete poco importa. Anche se soffrite di una patologia grave e
invalidante (fate gli scongiuri) cancro compreso, dovrete sottoporvi
all’odioso balzello su ricetta e confezione di farmaci. A meno che il
vostro reddito non sia pari a diecimila euro lordi annui. Il ticket
regionale esteso anche agli ammalati cronici e gravi (unici esentati:
trapiantati e dializzati) è il regalo sotto l’albero ai residenti
campani di una sanità pubblica che scivola sempre più verso il fondo
classifica, in zona retrocessione per usare una metafora calcistica.
Una misura draconiana che non ha eguali in nessun altro angolo
d’Italia, entrata in vigore nel silenzio generale dal 1 dicembre
scorso.
l’altro pagare è anche difficile perché la maggior parte delle
Asl non è attrezzata con un servizio cassa adeguato e spesso occorre
restare in fila per ore. «È uno degli effetti più gravi del
commissariamento della sanità campana — conferma Luigi Sparano,
presidente della Federazione medici di famiglia — altre regioni come
Abruzzo, Calabria e Lazio hanno subìto il commissariamento, ma mai in
misura così pesante per gli assistiti» . E magari fosse solo un
problema di ticket. In tal caso non potrebbe parlare di «compressione
dei livelli essenziali di assistenza» come sottolinea ancora Sparano.
La verità è che se non si mette mano al portafogli e si pagano analisi e
prestazioni ambulatoriali, ricorrendo ai privati, nella nostra regione
c’è poco da farsi curare o da prevenire. Stiamo esagerando? Be’,
giudicate voi stessi. Ecco una piccola rassegna dei tempi medi di attesa
per un esame o una visita specialistica nell’Asl Napoli 1.
Emanuele richiede 35 giorni; per un’ecografia addominale al
Poliambulatorio Napoli est si dovranno aspettare 43 giorni. Una
risonanza magnetica al cervello, sempre al corso Vittorio Emanuele,
richiede ben 4 mesi di attesa (un lusso che un paziente oncologico non
può permettersi); sempre nello stesso ambulatorio si arriva a 189 giorni
sei mesi!) per una risonanza dell’addome. Anche per le analisi meno
invasive le cose non vanno meglio: al poliambulatorio di Secondigliano
visite oculistiche esami doppler e vascolari si prenotano oggi e si
eseguiranno a maggio. Al Vecchio Pellegrini per alcune specialità
d’ambulatorio ci sono prenotazioni a un anno. L’alternativa? Laboratori e
ambulatori privati (ormai ex) convenzionati. Croce delle finanze
regionali e «delizia» dei pazienti, i convenzionati hanno supplito fino
all’estate scorsa alle vistose carenze della sanità pubblica. Ma da
settembre, sospese le convenzioni, anche in questo caso si deve pagare
tutto. Compresi gli esami diagnostici costosissimi: per una tac-pet ad
esempio si possono spendere dagli 800 ai 1.200 euro. Una tac «semplice»
dai 150 ai 300 euro. La risonanza magnetica dai 350 ai 500 euro.
Un’ecografia in media 60 euro. Un check-up oltre 100.
soldi: correre in ospedale. Ottenere il ricovero e attendere in
reparto o in barella (a seconda della fortuna e degli agganci giusti) di
sottoporsi agli esami clinici. Però non si può restare sempre
ricoverati e una volta tornati a casa ricomincia la giostra degli esami a
pagamento. In definitiva, per capire in quale abisso sia sprofondata
la sanità campana, vi sarà sufficiente telefonare al numero verde per i
servizi e l’assistenza dell’Asl Na 1 (800.888.880). Dall’altro capo
del filo un jingle vi informerà che «gravi inadempienze costringono
questa cooperativa a licenziare il personale tutto entro il 31 dicembre
e a interrompere il servizio…» . Chiaro no? Le gentili operatrici
dell’infotel spiegano che l’Asl ha da tempo chiuso i rubinetti e che
loro dopo Natale torneranno a casa. «Non si risparmia sui costi
dell’assistenza tagliando posti-letto e poliambulatori» tuona il
presidente dell’Ordine dei medici Gabriele Peperoni. «Come medici —
spiega — abbiamo le idee chiare su cosa fare anche in una situazione di
grave emergenza, ma la politica dovrebbe avere orecchie per ascoltare e
soprattutto più umiltà» . E magari rendersi conto che non si può
chiedere a un malato di cancro di pagare un ticket sulle tante ricette
settimanali e un altro ticket sulle confezioni di farmaci. È inumano, è
ingiusto e anche un po’ indecente.