Tossine nella frutta secca, la UE aumenta la soglia consentita
MILANO – L’ok dovrebbe arrivare domani: il Comitato dei
Rappresentanti dei 27 Stati dell’Unione Europea non si opporrà alla
proposta della Comunità Europea di innalzare i limiti consentiti delle
aflatossine nella frutta secca. L’ultima parola sul nuovo regolamento
spetterà poi al Parlamento europeo, che si pronuncerà entro i prossimi
tre mesi: se la proposta passerà si potranno trovare in pistacchi,
mandorle e noccioline concentrazioni di tossine anche doppie rispetto a
quelle attuali.
TOSSINE – Le aflatossine fanno parte della famiglia delle
micotossine e sono sostanze tossiche prodotte da alcune muffe che si
possono trovare in diversi alimenti, fra cui appunto tutta la frutta
secca ma anche mais, riso, fichi, oli vegetali grezzi e semi di cacao.
Non sono distrutte dalla cottura né da altri processi di trasformazione
dei cibi ma sono ormai riconosciute come fattori potenzialmente
cancerogeni, per cui l’idea di sgranocchiarne in quantità assieme ai
pistacchi o alle arachidi di uno stuzzichino non pare allettante. Il
nuovo regolamento, che stabilirà gli incrementi autorizzati per ogni
tipo di prodotto (compresi cereali, derivati dai cereali e alcuni semi
oleosi), è di fatto un adeguamento alle decisioni del Codex Alimentarius,
l’Ente creato dalla FAO e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per
stabilire gli standard alimentari che nel 2008 aveva stabilito di
portare il livello massimo di aflatossine totali in noci, pistacchi,
nocciole e affini a 10 microgrammi per chilo: attualmente, invece,
l’Europa consente un massimo di 4 microgrammi per chilo. A essere
maligni, pare una di quelle regole fatte apposta per allargare il
mercato: alzando la soglia consentita, infatti, potranno importare in
Europa i loro prodotti anche paesi in via di sviluppo dove le tecniche
di raccolta e stoccaggio non sono proprio senza nei e per questo
consentono una crescita più indisturbata delle tossine. Prevenire e
controllare la formazione delle muffe infatti è l’unico modo per
garantire prodotti senza aflatossine.
PERICOLI – Ma che cosa rischia l’ignaro consumatore che tuffa la
mano nelle arachidi o nei pistacchi dell’antipasto? Spiega Carlo Brera,
ricercatore del Dipartimento di Salute Pubblica Veterinaria e Sicurezza
Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità – Reparto OGM e
Micotossine: «L’Unione Europea da alcuni anni ha demandato le
valutazioni in materia di sicurezza alimentare all’Autorità Europea per
la Sicurezza Alimentare (EFSA).
L’autorizzazione all’innalzamento della soglia di aflatossine
consentite arriva a seguito di un parere positivo dell’EFSA, che è consultabile anche online:
secondo l’ente europeo, alzare i limiti non provocherà un aumento
significativo di pericolo per la salute pubblica. Il nostro Istituto in
realtà ha assunto una posizione diversa, perché non riteniamo
sufficienti i dati e le argomentazioni portate dall’EFSA per innalzare
i limiti di sostanze che sono certamente nocive: non a caso il Governo
italiano, accogliendo il nostro parere, è stato l’unico a votare
contro». I dubbi ci sono non solo per la frutta secca, ma anche e
soprattutto per altri prodotti di uso più abbondante, come i cereali:
non a caso proprio Brera, assieme alla collega Marina Miraglia e in
collaborazione con l’Associazione Italiana Celiachia, ha da poco
iniziato il primo studio italiano di valutazione dell’esposizione dei
celiaci ad aflatossine e altre micotossine del mais. I celiaci infatti
sono grandi consumatori di questo cereale perché è privo di glutine, ma
la pianta di mais è geneticamente molto suscettibile alla
contaminazione con aflatossine: valutare quanto e come sono esposti
questi pazienti potrà dare informazioni utili anche a tutta la
popolazione, per capire davvero quante aflatossine ci arrivano nel
piatto.