Trapianti, tre reni offerti gratis
Tre donatori “samaritani” (così si definisce chi fa donazioni gratuite e senza legami familiari) hanno offerto negli ultimi mesi un rene per chi ne abbia bisogno. Sono due persone in Lombardia e una terza in Piemonte.
Sui tre casi il Centro nazionale trapianti ha riunito i rappresentanti
delle tre reti interregionali dei trapianti per verificare se sia
possibile legalmente questo tipo di donazione, già utilizzato in altri
Paesi ma mai in Italia.
La
legge nazionale regola infatti la donazione da vivente fra consanguinei
o persone con legame affettivo, oltre a vietare ogni forma di vendita.
Il direttore del Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa,
spiega come casi di questo genere “non sono unici, ce ne sono stati
altri ma certo in Italia sono rarissimi”. I tre donatori si sono
presentati ai centri trapianti di riferimento dichiarando semplicemente
di voler donare un rene, senza niente in cambio (come ovvio, visto che
la vendita di organi è vietata) e senza avere amici o parenti da
indicare come riceventi.
Ma la cosa non è così semplice: “In
Italia la normativa non prevede questi casi – spiega Nanni Costa –
anche se non li esclude. Ora si tratta anzitutto di appurare il
benessere psichico e psicologico dei donatori, e poi capire come
eseguire gli interventi nel rispetto delle leggi”. Toccherà all’ufficio
legislativo del ministero della Salute “la valutazione delicata del
caso e sulle procedure da seguire. Bisogna – spiega Nanni Costa –
definire i criteri di assegnazione degli organi, che può essere di
vario tipo. Una volta ammessa la procedura da adottare si valuta
l’ammissibilità della richiesta dei donatori, e si procede”.
Si
tratta, insomma, di colmare un vuoto normativo che “in altri Paesi non
c’è, anzi la donazione volontaria e gratuita è una procedura
standardizzata”. In ogni caso, quella dei tre “samaritani” di Lombardia
e Piemonte è un’offerta tanto generosa quanto rara: “Siamo sommersi di
chiamate di gente che vuole cedere un rene – sottolinea il direttore
del Centro nazionale trapianti – ma è sempre per venderlo. Noi di
solito chiediamo ai chiamanti nome e cognome, visto che si tratta di un
reato. Stavolta è diverso”.