Tre dipendenti su dieci inabili al lavoro Romano: «C’è la crisi, serve sobrietà»
Il 30 per cento dei dipendenti della sanità pubblica campana risulterebbe inabile al lavoro. È quanto denuncia il presidente del consiglio regionale, Paolo Romano, del Pdl. «Non ho motivi per dubitare di queste informazioni — conferma Romano —, ma proprio per essere corretto fino in fondo ho inviato una lettera ai vertici delle aziende sanitarie e delle aziende ospedaliere della Campania per ottenere un adeguato riscontro. Lunedì invierò un’altra missiva di sollecito, dato che non ho ricevuto ancora nulla».
ROMANO – «Se le mie informazioni saranno confermate come suppongo — aggiunge il presidente dell’assemblea regionale — avvieremo una meticolosa verifica delle posizioni di ogni dipendente della sanità pubblica regionale. In tempi di crisi come questo non possiamo consentirci il lusso di avere servizi discutibili e una spesa per gli stessi che va oltre il 75 per cento del bilancio regionale. La sanità campana funziona male, nonostante le ingenti spese, perché in passato è stata usata come ammortizzatore sociale e come strumento di clientelismo. In questi mesi stanno emergendo tutti gli errori fatti nel passato, che non riguardano solo chi ha governato negli ultimi anni, ma anche chi non è stato in grado di denunciare queste criticità». La prossima settimana, tra l’altro, in agenda sono previste le nomine dei nuovi vertici delle aziende sanitarie della Campania. Mentre quelle commissariate – la Asl Napoli 1 e quella di Salerno — rimarranno tali, probabilmente con nuovi commissari.
CISL – Una partita tutta politica che, tuttavia, anche per evitare contraccolpi sul piano di rientro dal debito e per accogliere le direttive del governo nazionale, dovrà essere aperta e chiusa in breve tempo. Sul tema è intervenuta anche la segretaria regionale della Cisl, Lina Lucci, esortando a fare presto e a dare un definitivo assetto al’organizzazione sanitaria regionale: «Chiediamo al presidente della giunta regionale della Campania di provvedere subito alla nomina dei direttori generali delle Asl e delle aziende ospedaliere così da favorire l’uscita da una condizione di commissariamento che non giova ai rapporti sindacali e all’efficientamento del settore ed eliminare qualsiasi alibi in capo al governo che pone questa come condizione per svincolare i 3,3 miliardi attesi (2,4 miliardi di contributi statali, 400 milioni derivanti dal gettito Irpef e Irap e 500 milioni dai fondi Fas)». Paolo Romano, tra l’altro, ha espresso anche una severa opinione sul possibile allargamento della giunta regionale a 14 assessori. «Credo — spiega — se si chiedono sacrifici ai cittadini, fosse anche per motivi di semplice opportunità, non sarebbe saggio ampliare la squadra di governo regionale. Il nostro compito dovrebbe essere un altro: quello di fornire l’esempio e assumere una condotta manifesta di sobrietà».
I NUMERI – Ma torniamo alla sanità e ai suoi numeri, così come furono forniti ad inizio anno dal dossier sulla sanità. Le voci di spesa più consistenti in Campania riguardano il cosiddetto salario accessorio», vale a dire tutta la mole di incentivi, straordinari, progetti di produttività, progressioni verticali, reperibilità e altre formule contemplate dai contratti, che in particolare nell’azienda sanitaria Napoli 1 costituiscono la metà dello stipendio degli operatori. Nel 2009 l’Asl di Napoli ha speso al netto dei contributi 145 milioni su 286 milioni di voci fisse per i 10 mila 182 dipendenti complessivi, facendo alzare la media del costo per operatore in tutta la regione: che è, ora, intorno ai 63 mila euro annui, cioè poco meno di 25 mila euro più dei colleghi. All’ospedale Cardarelli i 3.619 dipendenti costano 91 milioni per le spese fisse e 56 per quelle aggiuntive. L’Asl di Salerno ha stanziato per il salario accessorio 15 milioni; la Asl Napoli 2 ha speso 37 milioni; la Napoli 3 ben 29 milioni; la Asl di Caserta ha stanziato 41 milioni; la Asl di Avellino, invece, 11 milioni e quella di Benevento 10 milioni di euro. Nel rapporto con le altre regioni la situazione diventa ancora più allarmante: se in Campania, infatti, a fronte di 52 mila dipendenti della sanità pubblica la spesa è pari a 3,250 miliardi, in Piemonte i dipendenti sono circa 58 mila unità, ma si spende 2,9 miliardi all’anno. In Lombardia sono 102 mila i dipendenti e si spendono 5 miliardi. In Veneto vengono stanziati 2,7 miliardi all’anno per circa 60 mila operatori. Mentre l’Emilia Romagna spende 2,9 miliardi per 60 mila lavoratori.