Truffa a Napoli: veri malati, false fatture
Diciassette ordinanze di custodia sono state eseguite dai carabinieri dei Nas nei confronti di componenti di un’associazione napoletana di trapiantati epatici che ottenevano rimborsi per visite all’estero mai effettuate. Per 15 persone sono stati disposti gli arresti domiciliari, per altre due l’obbligo di dimora.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco, della sezione reati contro la Pubblica amministrazione. Le accuse contestate nelle ordinanze sono di associazione per delinquere, truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale e contraffazione di documenti. Secondo quanto emerso dalle indagini i trapiantati si facevano rimborsare visite presso strutture all’estero in realtà mai svolte presentando falsa documentazione. L’ammontare della truffa sarebbe di oltre 1 milione di euro e le persone coinvolte avrebbero ottenuto rimborsi di 2000 euro al mese.
Fatture di alberghi e ristoranti francesi, ricevute di tragitti in taxi mai effettuati. E ancora, attestazioni di spese rilasciate da agenzie di viaggio italiane e biglietti di trasporto aereo, carte d’imbarco e biglietti ferroviari. Tutte false, secondo la Procura della Repubblica di Napoli, le attestazioni presentate dall’organizzazione di trapiantati epatici al centro dell’inchiesta. Sotto esame dei Nas di Napoli anche la certificazione sanitaria relativa a ricoveri e consulti medici per cure post trapianto presso strutture ospedaliere, con sede in Francia, rivelatisi inesistenti. Le indagini hanno consentito di raccogliere, come sottolinea il procuratore aggiunto Francesco Greco, “un grave quadro indiziario sull’esistenza di un illecito ‘traffico’ di false richieste di rimborso spese per prestazioni sanitarie effettuate presso centri ospedalieri esteri al fine di ottenere ingenti illeciti rimborsi dalle competenti aziende sanitarie locali”. Nel corso dell’indagine i carabinieri hanno sequestrato anche certificati medici in bianco intestati a una struttura sanitaria francese, blocchetti di fatture in bianco, timbri di strutture ricettive, ricevute di taxi in bianco, ricevute fiscali in bianco riferite alla consumazione di pasti a bordo dei treni, pc e sistemi di archiviazione di dati informatici attraverso i quali alcuni degli indagati erano in grado di emettere falsi biglietti ferroviari, falsi biglietti aereo elettronici, false carte d’imbarco e false fatture di strutture ricettive francesi.