Turismo? No, grazie. Noi preferiamo la “munnezza”
Napoli: “Chisto è o’ paese d’o’ sole, chisto è o’ paese d’o’ mare” come diceva una vecchia canzone. Turisti di tutto il mondo, sin dai tempi più antichi, ne sono attratti.
1998. Ho quattordici anni, forse un po’ piccola per prendere una decisione seria sul mio futuro lavorativo. Mi guardo intorno: sole, mare, pizza e mandolino. Non manca neppure il DNA comico, ironico, accogliente, che ogni buon napoletano porta in maniera innata dentro di sé.
Tutto sembra perfetto: «Si, potrei combinare le risorse turistiche della mia città con la mia giovane passione per le lingue» mi dico. Allora intraprendo gli studi linguistici: mi iscrivo al Liceo linguistico Tommaso Campanella, sito in piazza Cavour del capoluogo partenopeo. Le cose sembrano procedere per il verso giusto. Le strade del centro sono pulite, c’è un piano straordinario che riguarda la costruzione di una rete metropolitana che metta in collegamento vari punti della città prima difficilmente collegati.
2001. E’ inaugurata la stazione Museo, una stazione della linea1 della Metropolitana di Napoli, ubicata nei pressi del Museo Archeologico Nazionale. È un gran passo avanti, soprattutto per un Paese che vuole mettersi in corsa con gli altri Paesi Europei! Peccato, però, che in Europa c’è chi già aveva pensato a questo. Madrid ha 12 linee metropolitane, Londra altrettante – per non parlare dei 3 aeroporti solo nella città di Londra-. (Ma è anche vero che queste ultime sono capitali. Allora compariamo la nostra capitale: Roma? Ha solo 2 linee metropolitane!). Ma è un dato. L’importante è che “ o’ paese d’o’ sole e d’o’ mare” non teme confronti, per non parlare delle bellezze storico-archeologiche che essa riserba. Basti pensare che la maggior parte delle zone di Cuma, Capo Miseno, Pozzuoli, per esempio, era tra le mete preferite dei patrizi romani: Cuma, antica colonia greca attrae principalmente per il celebre Antro della Sibilla, nel quale la sacerdotessa sacra al dio Apollo elargiva i suoi vaticini e trasmetteva premonizioni, naturalmente in forma oscura e criptica; Miseno, ricordato già da molte fonti antiche (tra cui Strabone e Plinio il Giovane), è il porto in cui Roma concentrò la sua flotta militare imperiale. Le navi dei grandi ammiragli romani sono partite da qui, e da qui partì Plinio il Vecchio quando nel 79 d.C. andò a vedere da vicino il Vesuvio in eruzione (purtroppo non ritornò mai più indietro). Per non parlare delle vicine Ischia , Procida e Capri, mete, sin dai tempi più antichi, di turisti da tutto il mondo, specialmente di Tedeschi, Francesi e Inglesi; Pompei ed Ercolano, con i resti di una civiltà grandiosa; il Vesuvio, ricco di fascino e storia. Dunque, le risorse turistiche non mancano. Mi diplomo. La mia scelta sembra azzeccata. Decido, allora di continuare gli studi nell’ambito turistico.
2008. Ho 23 anni, sono laureata in lingue e l’unico odore che sento è puzza di ‘munnezza’… Invece di bianchi gabbiani, vedo neri topoloni. Non ho capito bene cosa sia successo alla mia città. Perchè c’è tanta “munnezza”? Perché non viene raccolta? Cos’è l’operazione “rompiballe”? Che tipo di rifiuti c’è in quelle balle? Ma la raccolta differenziata? E cosa c’entrano i rifiuti tossici? Sepolti nel terreno dove crescono i frutti della nostra terra? 25 ordinanze di custodia agli arresti domiciliari per le presunte irregolarità nella gestione dell’emergenza rifiuti in Campania? Accuse di traffico illecito di rifiuti al falso ideologico in atto pubblico e di truffa aggravata ai danni dello Stato? Guido Bertolaso, capo della Protezione civile e sottosegretario all’emergenza rifiuti in Campania indagato?
Ho 23 anni, sono laureata e come si suol dire a Napoli sono “in mezzo alla strada” (senza lavoro), per di più tra puzza di “munnezza” e topi che si aggirano tra le strade della mia città. Le chances di lavoro, per chi come me ha intrapreso studi linguistico-turistici, sono ormai ridotte ai minimi termini. Quale turista impazzito verrebbe qui a Napoli, ora, in piena emergenza rifiuti? – oltre ad esserci emergenza sanità e criminalità-. Dopo tanto impegno e determinazione dedicato allo studio, tempo e denaro spesi a raggiungere un sogno, una laurea conseguita in tre anni, votazione 110, vincitrice di borse di studio, collaboratrice presso l’Ufficio Orientamento dell’Università ‘L’Orientale’, l’amara verità è che le aziende non richiedono più figure specializzate da porre in contesti plurilinguistici, le strutture ricettive sopravvivono con la speranza di tempi migliori e sono in situazione di stallo, le strutture ricreative per turisti tendono al fallimento. Insomma, mi ritrovo con un titolo di studio pressappoco inutile ai fini lavorativi e con un sogno infranto. Chi mi risarcirà adesso del mio futuro incerto? Chi mi risarcirà per i miei progetti andati in fumo? Certamente, potrei decidere di andare via da Napoli, di “emigrare” al Nord, o all’estero, come succedeva sin dai tempi della questione meridionale. Ma io sono nata a Napoli, amo Napoli e voglio costruire il mio futuro qui, senza il rischio di perdere le mie radici e vorrei, nel mio piccolo, contribuire, insieme ad altri cittadini che la pensano come me, a rendere la nostra città degna di essere vissuta. Che tristezza! Ridatemi i miei sogni!
Non dobbiamo allontanarci dalla nostra città per trovare lavoro, ma al contrario dobbiamo chiedere alle Istituzioni maggiore sensibilità verso problemi socio-economici e gridare forte il nostro diritto al lavoro sfruttando le risorse della nostra città. Nonostante ciò, ho ancora la timida speranza di una rivalsa socio-economica. Infatti, sono attualmente impegnata nel sociale grazie al servizio civile, attraverso cui insegno a ragazzini delle scuole della mia città quanto sia importante la cultura, attraverso cui, oltre ad un bagaglio culturale importante ci si può, un domani, immettere nel mondo del lavoro (?!?!).
Perché non investire a Napoli? Innanzitutto, togliamo dalle strade questa benedetta “munnezza”, rediamo Napoli meta di turismo di massa, come fu fatto per le cittadine di Rimini e Riccione verso la seconda metà del ‘900. Le risorse naturali ci sono, la storia pure. Creiamo una vasta rete di strutture turistiche, dalla riqualificazione di Bagnoli, splendida cittadina bagnata dal mare e guardata dall’alto dal suggestivo promontorio di Posillipo. Dalla dismissione dell’ILVA e delle altre fabbriche (Federconsorzi, Eternit, Cementir) che insistevano sulla piana di Bagnoli, avvenuta oltre un decennio fa, Napoli deve ridisegnare l’intera area progettandone il futuro. Iniziamo con la bonifica delle coste, attraverso la costruzione di ristoranti, pensioni, alberghi, pub, discoteche per i giovani. Così, si assisterebbe ad un rialzo della domanda di lavoro, cominciando da figure semplici come addetti alle pulizie, camerieri, animatori, addetti alla sicurezza fino ad arrivare alle figure di guide turistiche, interpreti e dirigenti turistici. In tal modo, si risolverebbe, o almeno si potrebbe attenuare, la devianza giovanile che sembra attratta dall’unica “azienda” capace di offrire lavoro qui a Napoli: la camorra. Attraverso di essa, infatti, i giovani più disadattati credono di trovare un “buon” lavoro, almeno da garantirsi la sopravvivenza in una città che non offre possibilità di lavoro – non li offre a laureati, figuriamoci a coloro che, per loro sfortuna o per un’errata convinzione, non hanno grandi titoli di studio!-. Dobbiamo farci forza e risollevarci. È un grido che parte dal basso, è la voce del popolo, è la voce di chi ancora vuole credere che le Istituzioni, in questo Paese, servano a qualcosa.
Claudia Petruccelli