Udienza Maradona, “Ora Equitalia gli chieda scusa”
“Oggi la squadra di Maradona segna 5 gol contro le maglie “nere” di Equitalia. Ora – dichiara l’avvocato Pisani – Maradona può tornare in Italia e le istituzioni devono almeno chiedergli scusa”.
Befera ed El Pibe assenti in aula sono rimasti in panchina a guardare i loro difensori scendere in campo. Pisani : “Maradona ha già vinto come anche la Giustizia che ci diede ragione nel ’94 annullando gli illegittimi e fantasiosi accertamenti del fisco sia in sede penale che in sede tributaria. ora Equitalia chieda scusa e paghi il viaggio di ritorno in Italia per Diego e figlie”.
La nuova partita del del contenzioso proposto da Maradona contro Equitalia si è svolta questa mattina, alle ore 10, davanti alla Commissione Pributaria provinciale di Napoli, “anche oggi Equitalia non è stata in grado di esibire i presunti accertamenti e notifiche addebitati a Maradona e che tra l’altro sono già stati annullati dai suoi presunti coobbligati, la società sportiva Calcio Napoli e altri calciatori” .
“E’ una partita già vinta dal 1994 non avendo mai l’ufficio del fisco dimostrato neanche l’esistenza della presunta interposizione fittizia addebitata al Calcio Napoli – spiega il legale Angelo Pisani, sulla sua pagina Facebook, che difende l’idolo dei tifosi napoletani ed ex commissario tecnico della Nazionale argentina – senza dubbi sulla pretestuosità e temerarietà delle procedure esecutive di Equitalia che finge di non conoscere le sentenze a favore di Maradona poiché per la Giustizia – ha ribadito con forza ai giudici Pisani – gia’ dal 1994 Maradona è stato dichiarato uomo libero e senza debiti mentre fino ad oggi è stato solo una vittima sacrificata ed il capo espiatorio di Equitalia nella “cieca” lotta all’evasione fiscale” .
“Ormai non si può piu’ entrare nel merito – osserva l’avvocato, sia i Giudici tributari, nel’ 94 che quelli penali hanno di fatto dichiarato che non esise una violazione e pertanto non può esistere un colpevole. Addirittura negli atti del fisco non c’e’ una sola prova degli accertamenti fiscali effettuati, nè dell’esistenza della cartella esattoriale presupposto dei temerari ed inefficaci avvisi di mora sbandierati dagli uomini di Befera e ovviamente neanche delle relative notifiche. Inoltre, c’e’ la palese evidenza della pervenuta prescrizione di ogni presunto addebito e ben due sentenze datate anni ’94, esclusivamente in favore di Maradona che non risulta esser mai stato condannato da nessun giudice, ma solo dal sistema Equitalia che fortunatamente emette sentenze non in nome del popolo italiano”.
Secondo Pisani “i giudici oggi non possono che prendere atto e mettere per iscritto quanto emerge dalle precedenti sentenze e dagli elementi documentali agli atti in favore del malcapitato contribuente, oltre che addirittura dell’intervento condono pagato anche per Diego dalla società Calcio Napoli, riconoscendo l’illegittimità della procedura esattoriale di riscossione inspiegabilmente eseguita a carico del campione del mondo e causa del calvario e della persecuzione anche mediatica subita per oltre 20 anni da Maradona” . Se Equitalia non chiede scusa scatterà da parte nostra la richiesta di risarcimento danni per 50 milioni di euro che poi destineremo in beneficenza e chiederemo alla Corte dei Conti di far pagare direttamente ai responsabili delle illegittime procedure”.
“Maradona sportivamente e da grande campione qual è, era disposto a dimenticare questo brutto fallo da espulsione addebitabile solo al sistema Equitalia, aveva proposto di risolvere il contenzioso in via extragiudiziale ma il Fisco targato Equitalia ha deciso di non aderire al tentativo di mediazione, non presentandosi all’incontro dell’altro ieri. Ora la parola torna alla dea bendata, la Giustizia Italiana” .
Inoltre l’avvocato Pisani precisa che: “Non è vero che la difesa sostiene che Maradona non deve al fisco italiano nemmeno un euro perché la notifica dell’accertamento fiscale non è mai avvenuta. Al contrario noi diciamo che Diego non deve un euro perché gli accertamenti fiscali e gli atti presupposti della pretesa di 40 milioni e delle esecuzioni di Equitalia, colpevole di omesso controllo e di elusione delle sentenze dei giudici sull’ inesistenza della violazione, sono già annullati con sentenze non più occultabili dal 1994. Invece è vera la posizione di Equitalia e dell’ Agenzia delle Entrate secondo cui, invece, il calciatore è tenuto a pagare per non aver presentato in tempo il ricorso ossia per essersi in precedenza difeso male da un reato e da una violazione che non esistono perché annullati dalla legge” .