Ue: «Italia, conti pubblici insostenibili Bisogna aumentare l’età pensionistica»
La situazione dei conti pubblici sul lungo
termine in Italia – così come in Francia, Ungheria, Polonia e
Portogallo – è «insostenibile» anche senza considerare eventuali
incrementi della spesa per le pensioni. E’ quanto rileva la Commissione
europea in una comunicazione sulla sostenibilità dei conti pubblici
approvata oggi. E’ quindi «indispensabile» che l’Italia, una volta
avviata sulla strada della ripresa, proceda a una «rapida» azione di
risanamento per «garantire una stabile riduzione del suo molto alto
livello di indebitamento», destinato a raggiungere nel 2010 il 116%, un
tetto mai toccato dalla nascita dell’euro.
Per Francia, Italia, Ungheria, Polonia e Portogallo, si legge ancora
nel documento di Bruxelles, il costo derivante dall’invecchiamento
della popolazione sul lungo termine non è previsto essere
«particolarmente alto». Ma a determinare la «insostenibilità» della
politiche fiscali di questi Paesi, rileva la Commissione, sono le
«condizioni di partenza» dei loro conti. In tutti e cinque, si legga
ancora nel documento, «la crisi e il sostegno alla ripresa stanno
conducendo a un incremento molto veloce» del rapporto debito-Pil,
«compensando rapidamente i progressi raggiunti negli ultimi anni» sul
fronte del risanamento dei conti.
La sostenibilità dei conti pubblici sul lungo termine, ha commentato il
commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, «è
una preoccupazione per tutti i Paesi Ue, anche se varia
considerevolmente da un Paese all’altro. Una situazione determinata
nella maggior parte dei casi dalle conseguenze della crisi che ha
portato alcuni Stati in una più alta categoria di rischio sul lungo
termine». Dopo aver riconosciuto che i governi «devono continuare a
sostenere l’economia», Bruxelles rileva però che comunque «è arrivato
il momento di cominciare a monitorare le strategie di consolidamento»
dei conti e valutare come la crisi la colpito la loro sostenibilità.
Misure per far crescere la fiducia e sostenere la domanda possono avere
successo solo se vengono percepite dai mercati e dall’opinione pubblica
come temporanee e compatibili con la sostenibilità dei conti sul lungo
termine. Un fattore chiave dell’exit strategy a cui si sta lavorando a
livello europeo». Nel documento si osserva che la strategia di
consolidamento dei conti basata su tre fattori – riduzione di deficit e
debito, aumento dell’occupazione e riforma del welfare – resta valida.
Ma, mentre prima queste erano opzioni tra cui i Paesi potevano
scegliere, ora, per molti Paesi Ue, è indispensabile agire su tutti e
tre i fronti.
«Gli stati membri dovranno aumentare l’età pensionistica». Gli
stati membri dell’Ue, sostiene la Commissione europea, dovranno
considerare un aumento dell’età pensionistica, nel quadro delle riforme
necessarie per risanare i bilanci pubblici. «E’ necessario – si legge
nel comunicato di sintesi – aumentare l’età effettiva di pensionamento
in linea con l’incremento dell’attesa di vita. Molti Paesi stanno
contemplando passi a questo fine. In effetti la gente vive di più e in
miglior salute come mai prima. Se le politiche attuali non saranno
cambiate, l’età media a cui la gente esce dal mercato del lavoro nella
Ue aumenterà solo di un anno, da 62 a 63, entro il 2060. Tuttavia,
l’attesa di vita per chi ha 62 anni, secondo le stime, dovrebbe
aumentare di sei anni nello stesso periodo: da 20,2 a 26,2 anni». Del
resto, si legge nel rapporto, «oltre ai risparmi nella spesa pubblica
in un orizzonte a medio e lungo termine, un aumento dell’età
pensionistica di legge ed effettiva, contribuisce ad aumentare la
popolazione attiva e a rallentare la decelerazione nella produzione.
Inoltre, l’estensione della vita lavorativa e il rispettivo accumulo di
diritti pensionistici avrà un impatto favorevole sul reddito dei
pensionati».