Ue, Tremonti: ”Revisione dei trattati ipotesi da prendere in considerazione”
Secondo il ministro, infatti, i trattati Ue “sono stati scritti prima della globalizzazione, sono stati poi adattati ma sono il prodotto di un mondo che è passato”, un mondo in cui c’erano “il blocco europeo, il blocco sovietico e il blocco americano”. Ma da allora “il mondo è radicalmente cambiato”, ha continuato Tremonti, sottolineando l’importanza di cogliere l’occasione del momento di crisi attuale che si sta vivendo per andare oltre, verso più Europa colmando le lacune dei testi attualmente in vigore, con una revisione, quindi, dei trattati europei.
Nessun euroscetticismo, quindi, da parte del titolare di via XX settembre. “Euroscettico? Mi è stato detto che questo non è poi così un brutto posto, è un’opinione che condivido”, ha risposto Tremonti agli eurodeputati durante il dibattito alla commissione affari costituzionali al Parlamento europeo a Bruxelles.
Quanto agli immigrati, la risposta dell’Ue rispetto a quanto previsto dai trattati comunitari sulla crisi geopolitica e sociale che ha portato come conseguenza a forti flussi migratori è “missing in action” ha detto il ministro dell’Economia.
“La storia si è rimessa in cammino”, e la rivoluzione che si è innescata in Africa “arriverà sino all’Asia”, per questo l’applicazione di quanto previsto dal trattato Ue, pur avendo una “base molto ampia”, è stata finora “missing in action, o piuttosto nella non action”, ha spiegato Tremonti davanti al Parlamento durante un intervento mirato a fare una sorta di “stress test” dei testi comunitari rispetto alle tre grandi crisi che hanno colpito l’Europa negli ultimi due anni, ovvero la crisi economica e finanziaria, geopolitica e sociale, e nucleare.
L’azione dell’Ue per affrontare questi fenomeni geopolitici e sociali di grande portata, che hanno dato origine all’afflusso massiccio di cittadini di paesi terzi verso l’Europa, è stata “drammaticamente insufficiente”, al punto che “non mi risulta che l’Ue abbia dato un colpo di telefono all’Onu” e che “la visione politica sia sufficiente, anzi”, ha sottolineato Tremonti nella sua analisi a Bruxelles.
“Non credo che ignorare la paura dei popoli sia il modo giusto per affrontare la realtà“, per questo la politica, a maggior ragione quella Ue, deve “essere anche ‘politeia’, comprensione del sentimento e della cultura popolare”, altrimenti “quel che sembre lungimirante è in realtà miope”, ha spiegato il ministro, che ha concluso: “Per questo dico che l’Ue è missing in action”.
Davanti al Parlamento europeo a Bruxelles ha poi precisato: “Io non sono venuto qui per chiedere i soldi per i migranti“. ”Io faccio un discorso un po’ diverso”, ha detto il titolare di via XX settembre, spiegando che si tratta di adottare una prospettiva storica ampia sugli eventi che stanno sconvolgendo il Mediterraneo, che non è detto che siano comparabili a quanto avvenuto negli anni Novanta nei Balcani.
“Non si tratta solo di una questione di denaro, ma è una questione più generale”, ha puntualizzato il ministro, secondo il quale “sui binari della paura si modificano gli equilibri politici” rischiando così una “profonda destrutturazione democratica sul nostro continente”.
Tremonti ha parlato anche di energie alternative, affermando che dopo quanto avvenuto a Fukushima, che “non è solo un banale incidente”, è necessaria una “riflessione economica e non solo” a cui è forse giunto il momento di rispondere con il “finanziamento di piani per energie alternative con eurobond“.