Un decreto antiscarcerazione contro il rischio dei boss mafiosi in libertà
Sembrava imminente la scarcerazione dei boss
mafiosi dopo che i giudici della I sezione penale di Cassazione con la
sentenza n. 4964 avevano sancito che non appartiene al Tribunale, ma alla Corte d’Assise la
competenza sui delitti di promozione, direzione od organizzazione di
un’associazione di tipo mafioso, se ricorre l’aggravante
dell’associazione armata (art. 416-bis, comma quarto, c.p.),
qualora la consumazione del reato si sia protratta anche
successivamente all’entrata in vigore della legge “ex-Cirielli” (l. n.
251/ 2005).
Cade nella sfera di competenza della Corte d’Assise anche l’eventuale procedimento per il delitto di partecipazione all’associazione mafiosa necessariamente connesso, ex art. 12 lett. a) a quello commesso dal partecipe di rango primario (art. 15 c.p.p.).
Ex Cirielli: inasprimento delle pene per le aggravanti oltre il limite di competenza del Tribunale
La pronuncia della Corte Suprema, depositata l’8 febbraio, esamina gli effetti della ex Cirielli che ha previsto un inasprimento delle pene oltre il limite dei 24 anni fissato per la competenza del Tribunale nei casi di aggravanti dell’associazione armata e del reimpiego di profitti derivanti da illeciti.
Pertanto
tutti i reati successivi all’8 dicembre 2005, data di entrata in vigore
della legge, transiterebbero in Corte d’Assise bloccandone i lavori e
dilatando ulteriormente i tempi di decisione con l’evidente pericolo di
scadenza dei termini di carcerazione preventiva.
Conflitto di competenza
La sentenza nasce
dalla questione sollevata dal tribunale di Catania che si era
dichiarato incompetente a decidere sulle sorti di nove imputati
coinvolti per reati di mafia a cui erano state contestate proprio le
aggravanti dell’associazione armata (articolo 416-bis) e del reimpiego
di profitti derivanti da illeciti. Condotte che farebbero scattare, in
base agli inasprimenti previsti dalla ex Cirielli, condanne superiori
ai 24 anni, limite oltre il quale l’art. 5 c.p.p. stabilisce la
competenza della Corte d’Assise.
La Corte d’Assise ha sollevato il conflitto di competenza sostenendo
la tesi per cui con la ex Cirielli (legge 251/2005), il legislatore,
aumentando le pene dei reati mafiosi in presenza delle aggravanti, non
intendeva produrre una clausola di salvaguardia della competenza della
Corte d’Assise pertanto la “giurisdizione” restava al tribunale
ordinario.
La Corte Suprema si è limitata ad applicare il disposto normativo.
Decreto legge antiscarcerazioni
Per
scongiurare gli effetti della pronuncia il Consiglio dei Ministro ha
approvato oggi il decreto antiscarcerazioni, firmato dal Ministro della
giustizia.
Il decreto legge ristabilisce ora la competenza dei Tribunali a giudicare sui reati aggravati
contestati a presunti capi di organizzazioni mafiose e amplia le
competenze della Corte d’Assise in merito a delitti, consumati o
tentati, di maggiore allarme sociale, terrorismo compreso, fatta
eccezione per i reati di mafia.