Un neurologo fa una strana "visita ginecologica": condannato
La Cassazione ha confermato la condanna a due anni e sei mesi di
reclusione – per violenza sessuale aggravata – nei confronti di un
neurologo triestino che, nel corso di una visita specialistica, aveva
sottoposto una paziente «a palpeggiamenti e esplorazioni manuali
vaginali e rettali» senza che tali «manovre» facessero in alcun modo
«parte del protocollo di una visita neurologica». Il medico ha fatto
ricorso contro la condanna inflittagli nel 2008 dalla Corte di Appello
di Trieste. «Quelle manovre – ha sostenuto – potevano essere inutili ma
non a sfondo sessuale: lo scopo libidinoso è solo una percezione della
paziente che durante la visita è rimasta silente e non ha avuto alcuna
reazione». Insomma, sarebbe stata «una normale visita mal interpretata
dalla paziente». La Cassazione ha bocciato la tesi rilevando che il
neurologo non era nemmeno stato in grado di spiegare «per quale
paventata patologia aveva sottoposto la donna a quel tipo di indagine
non necessaria nel corso di una visita neurologica». Secondo la Suprema
Corte, «l’aggressione è avvenuta con repentinità insidiosa che ha
sorpreso, nel corso di una normale visita medica, la donna e vanificato
ogni sua possibilità di autodeterminazione: in questo contesto, la
signora non ha avuto modo di manifestare il suo esplicito dissenso».