Un “vaffa” al collega è reato La Cassazione condanna un impiegato
Mandare a quel paese un collega può da oggi costare caro. Anche economicamente. Il “vaffa” è una ingiuria anche se pronunciata in un clima scherzoso e goliardico e in un ambiente di “grandi confidenze tra le parti”. La Cassazione torna su un tema che in questi anni era stato al centro di numerosi dibattiti e altrettante sentenze.
L’ultimo caso quello di un uomo, romano di 50 anni che beccato a leggere il giornale al lavoro dal suo capo, gli si era rivolto con quell’espressione, aggiungendo anche la “minaccia”: «Fammi licenziare e ti uccido”.
L’uomo si era rivolto alla Suprema Corte per cassare la sentenza del tribunale di Roma che in appello aveva confermato la condanna del giudice di pace. A sua discolpa aveva sostenuto “la tesi della inoffensività delle espressioni e della natura goliardica delle parole pronunciate”. Tesi alla quale la Cassazione non ha dato credito dichiarando inammissibile il ricorso, condannando quindi l’impiegato al pagamento delle spese processuali e quantificando il danno alla parte civile in 1.800 euro.
Fonte: www.unionesarda.it