Una banca per i poveri «in nome della vita»
«La macchina è pronta: non è una Ferrari, ma una Topolino, una macchina
solida, tutta vetri perché segno di trasparenza assoluta». Lo dice il
cardinale Sepe nel dare il via al «Fondo Spes», che definisce «una
risposta concreta per dare aiuto a chi ha un sogno e non ha i mezzi per
realizzarlo». La «bacchetta magica» di ogni desiderio sarà la
Fondazione «In nome della vita»: una onlus, presieduta dall’esperto del
settore Sergio Sciarelli e dallo stesso Sepe sotto la quale
rientreranno tutte le opere di promozione umana, spirituale e sociale
volute dall’arcivescovo. «Prime fra tutte – spiega lo stesso Sciarelli
– il Fondo Spes che gestisce attività di microcredito per attivare
direttamente o indirettamente posti di lavoro e la ”Casa di Tonia” per
l’assistenza alle madri in difficoltà». Dal 5 ottobre diventa realtà il
progetto annunciato, dal cardinale Sepe, nell’aprile scorso, con la
lettera pastorale «Dove troveremo il pane». A illustrarlo nei dettagli,
ieri mattina, accanto all’arcivescovo, il vescovo ausiliare monsignor
Antonio Di Donna, il vicario episcopale per le Comunicazioni monsignor
Gennaro Matino, il vicario per la Carità monsignor Gaetano Romano, i
componenti del comitato scientifico Sergio Sciarelli, Carlo Borgomeo e
Sergio Scapagnini, i partner dell’iniziativa Unicredit Banca di Roma e
il Consorzio Confidi Pmi, rappresentati dal direttore generale
Alessandro Cataldo e da Maurizio Maddaloni. Tre aspetti innovativi
nell’idea mutuata da Yunus, il banchiere dei poveri, l’economista
bengalese premio Nobel per la pace nel 2006. Li elenca Borgomeo: «La
Chiesa non fa assistenzialismo ma sostiene e premia chi offre lavoro;
l’abbattimento degli interessi, grazie a un prestito agevolato; e la
figura centrale del tutor, un volontario professionista che assiste ed
aiuta chi avvia un’attività. Chiediamo a professionisti, manager e
bancari – continua Borgomeo – di candidarsi per fare questa esperienza
esaltante: non c’è niente di più bello che accompagnare un soggetto
debole in un’impresa di riscatto». E un appello: «Non servirà –
prosegue – rivolgersi ai parroci per raccomandazioni o informazioni. I
parroci consegneranno solo il modulo». Attualmente il Fondo Spes
ammonta a 200 mila euro: «apripista» il cardinale con una donazione,
50mila euro a cui si aggiunge il suo stipendio di un anno, oltre alle
offerte già arrivate. Disponibilità a tutto campo da Unicredit Banca di
Roma e dal Consorzio Confidi Pmi, che hanno sottoscritto una
convenzione «non esclusiva»: dice Borgomeo: «È un matrimonio che può
sciogliersi o allargarsi ad altri partners». «Nonostante la crisi
economica vogliamo comunque essere solidali con le piccole e medie
imprese – dice Cataldo – abbiamo erogato 326milioni di euro a sostegno
delle piccole imprese. Non potevamo mancare in questo progetto».
«Un’iniezione di fiducia – per Maddaloni – in una città dove un
commerciante su quattro è vittima dell’usura. Un modo nuovo di
dialogare con le banche». Anche con una campagna di comunicazione ad
ampio raggio su tv, radio, siti internet e stampa. Già pronto lo spot
televisivo, realizzato dal regista Lamberto Lambertini, grazie ad
un’idea di monsignor Gennaro Matino. «Con uno spot – spiega Scapagnini
– che dà le coordinate del progetto per una Napoli che guardi al
futuro».