Un’azienda su tre non è in rete e il Digital Divide blocca l’Italia
SI DICE Digital Divide e si pensa a una questione da paesi in via di
sviluppo. E invece il divario tra chi può accedere alle nuove
tecnologie e chi no, è una realtà anche nel nostro Paese. Un dato su
tutti: solo un italiano su due “approfitta” dei servizi offerti dalla
rete. E un’industria su tre è allergica al web. Questo e altro emerge
dal rapporto dell’Osservatorio Italia Digitale 2.0 presentato a Milano
da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici,
in un convegno dedicato al rilancio dell’economia. Si tratta di una
ricerca che prova a descrivere il passaggio da una “digitalizzazione di
primo livello” al fenomeno della “collaborazione e partecipazione in
rete”. Dalla cittadinanza digitale passiva a quella attiva.
I settori che hanno interessato la
ricerca, oltre a quello relativo alle aziende, sono cinque: sanità,
comuni, famiglie, imprese e banda larga. Tutti segmenti della società
che, secondo l’associazione degli industriali, rivestono un ruolo
strategico per migliorare il sistema Paese. E tutti settori in cui
persiste una fortissima divisione tra chi è in grado di utilizzare i
servizi della rete in modo innovativo ed efficiente e chi è ancora del
tutto escluso dalla rivoluzione digitale. Un ritardo che rischia di
rendere ancora più problematica l’uscita dell’Italia dalla crisi.
Le aziende
– Il dato più significativo riguarda il rapporto tra aziende e nuove
tecnologie: un terzo delle imprese italiane continua a non essere
presente in rete. E la percentuale aumenta se vengono considerate le
microimprese, ovvero quelle il cui organico è inferiore a 10 persone e
il cui fatturato non supera 2 milioni di euro l’anno. Ebbene, il 43% di
quest’ultime non usa internet per ampliare la propria capacità
produttiva. Per le medie imprese l’Italia è sostanzialmente allineata
rispetto alla media dei 27 paesi dell’Unione Europea.
Le famiglie e la diffusione della Banda Larga
– Le famiglie italiane con connessione a internet in banda larga hanno
superato nel corso del 2009 la soglia dei 10 milioni. Nonostante questo
dato persiste un digital divide infrastrutturale
che coinvolge ancora il 12% della popolazione. “Più pesante”, sostiene
il presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici Stefano
Pileri, “è il ritardo infrastrutturale per le connessioni con velocità
vicine ai 20 MB, di cui sono privi oltre 22 milioni di italiani. Per
questo serve un forte sostegno pubblico agli investimenti
infrastrutturali degli operatori”. Investimenti che però non possono
riguardare solo le infrastrutture. Molto importanti anche gli aspetti
socio-cultarali del digital divide. L’età media elevata, la nuova
immigrazione, redditi bassi e scarsa scolarizzazione sono tutti fattori
di resistenza ad un pieno sviluppo della società digitale. Un dato su
tutti è quello relativo all’alfabetizzazione digitale: solo il 52%
delle famiglie italiane è dotata di un pc.
I comuni
– La partecipazione online alla vita istituzionale è ancora molto
bassa. L’offerta di servizi on-line è molto spesso limitata ai soli
contenuti informativi, come accade per il 59% dei siti web delle
amministrazioni locali. Il 37% dei Comuni consente invece di scaricare
moduli e solo il 4% mette a disposizione applicazioni veramente
interattive.
La scuola
– Computer negli uffici ma non nelle aule. Le scuole italiane sono
ancora indietro nell’implementazione dei servizi forniti online alle
famiglie e agli studenti. Certo, non ci si può lamentare per la
dotazione tecnologica di base. In questo senso i dati sono
rassicuranti: internet è presente nel 98% degli istituti e la banda
larga ne 95%. Il 71% degli istituti ha un sito e il 67% usa la rete
intranet. Il 100% dei siti dà informazioni di carattere generale, ma
solo il 2% consente pagamenti ed iscrizioni on line. Le tecnologie sono
entrate nella scuola, ma più nell’amministrazione che nella didattica.
La sanità
– In questo settore il nodo è la diffusione della telemedicina.
Digitalizzando i servizi di monitoraggio dedicati ad alcune tipologie
di malati, ad esempio diabetici e cardiopatici si potrebbero ottenere
benefici e risparmi stimati, che, secondo i confronti internazionali,
partono dal 2% circa della spesa sanitaria nazionale fino ad arrivare
al 10%.
I consigli di Confindustria
– La proposta per superare il digital divide è quella di realizzare un
Progetto Paese sistemico. Coinvolgere domanda e offerta, per superare
il ritardo digitale di tutte le componenti della società civile. Un
vettore fondamentale dovrà essere l’erogazione completa dei servizi
on-line della pubblica amministrazione. Una diffusione di nuovi servizi
che può permettere ad aziende, istituzioni pubbliche e società civile
di recuperare efficienza, di sviluppare nuovi prodotti e servizi e di
incrementare quindi la produttività ormai ferma da anni.