Università, scacco al numero chiuso: 300 vincono i ricorsi al Tar su Medicina
ROMA – Il Tar di Catania ha
accolto i ricorsi di trecento studenti, di varie città italiane,
esclusi dalle facoltà di Medicina e Odontoiatria, ordinandone
«l’immediata immatricolazione, anche in soprannumero». I giudici del Tribunale amministrativo siciliano hanno dato scacco al numero chiuso, «sospendendo gli atti amministrativi» del ministero dell’Università,
della Commissione dei saggi, che ha formulato i quiz, e degli atenei
coinvolti. Il Tar ha inoltre messo in discussione «i criteri» con i
quali vengono limitati i posti, e quindi il diritto allo studio, e
censurato «gli errori» contenuti nei quiz.
«Con l’ordinanza in mano una parte dei trecento si sono già iscritti,
gli altri lo faranno – racconta Michele Bonetti, avvocato dell’Udu,
il sindacato degli studenti universitari – I giudici hanno riconosciuto
che il meccanismo di selezione è iniquo e lesivo di diritti
fondamentali». Quello del Tar di Catania non è ancora un giudizio di
merito, ma è una «sospensiva». Intanto, i ragazzi che hanno vinto il
primo round da pochi giorni stanno frequentando le lezioni alla
Sapienza, a Tor Vergata e a Palermo, atenei dove i ricorrenti avevano
partecipato al bando di selezione.
Ora altri studenti sperano: sono tremila i ricorsi pendenti, tra quelli
organizzati con l’appoggio dell’Udu e quelli fatti con il sostegno di
altre associazioni, distribuiti in vari Tar della Penisola, osserva
ancora l’avvocato Bonetti.
«La generazione di camici bianchi che entra in facoltà nel 2009-2010
avrà il posto assicurato – avevano detto rettori e presidi – il numero
dei medici è in calo e chi si iscrive può contare sul ricambio
generazionale dei prossimi anni». «Ma iscriversi è come passare
attraverso la cruna dell’ago, i test sono una lotteria», lamentano gli
studenti. La corsa a Medicina non conosce flessioni, ma quest’anno
l’affluenza è stata da record. E a giochi fatti, gli esclusi,
nonostante l’incremento delle quote di iscrizione, sono stati circa
40mila. I posti in palio, infatti, erano in totale 8.518, distribuiti
tra quarantuno atenei, con una sproporzione enorme tra posti e
aspiranti. Basti un esempio, a Roma i ragazzi in lizza erano 13.734 per
1.264 posti, suddivisi tra le cinque facoltà della capitale.
Il popolo dei quiz, dunque, ha portato a casa una prima vittoria.
Quelle 80 domande da divorare in 120 minuti forse dovranno essere
riviste. «Al quesito 67, tra le cinque risposte elencate, due erano
identiche». In un altro caso, il quesito 78, la proposizione, sono
alcuni degli «inconvenienti» contestati. Ma a quanto pare i giudici
sono convinti che ci siano delle «anomalie strutturali» nel sistema
selettivo in uso. D’altra parte, in seguito alle denunce fatte dagli
esclusi ben 104 uffici della Procura della Repubblica sono investiti
delle indagini, oltre agli 8 Tar che stanno esaminando i 3mila ricorsi
di tipo amministrativo.
Così ogni anno assistiamo al braccio di ferro tra studenti e ministero, tra Tar e Consiglio di Stato,
mentre si riaccende il dibattito sul numero chiuso. Materia su cui si è
espressa anche l’Antitrust, che ha censurato le «modalità di
determinazione del numero dei posti presso le università» e gli
«interessi degli Ordini professionali».