Università, in ritardo per le lauree
Meno diplomati si iscrivono all’Università e meno studenti abbandonano
tra il primo e il secondo anno. Pochi gli universitari che partecipano
ai viaggi Erasmus e tanti gli studenti che tardano a laurearsi. Questo
il fronte degli studenti. Quello degli atenei è altrettanto
contradditorio. Aumentano le capacità di attrarre investimenti esteri,
diminuiscono le abilità di programmazione e reclutamento del personale.
Continuano a proliferare i corsi di laurea, ma migliorano i servizi di
assistenza agli studenti. Tante luci con altrettante ombre. Tutte
radiografate dal Decimo rapporto sullo stato del sistema universitario
presentato dal Cnvsu (Comitato nazionale per la valutazione del sistema
universitario), al quale il ministro dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca Maria Stella Gelmini ha inviato una lettera di
ringraziamenti per il lavoro svolto. Mentre da un lato il numero dei
laureati è stabile a quota 300 mila, il tempo medio che uno studente
impiega per arrivare al «pezzo di carta» della laurea triennale è di
quasi cinque anni (4,7 per la precisione). Negli ultimi tre anni si
registra infatti un peggioramento della percentuale dei laureati in
corso: meno di uno su tre si laurea nei tempi previsti (29,9%), erano
il 39,9% nel 2005. Unica eccezione gli studenti dei corsi delle
professioni sanitarie, oltre la metà si laurea in tempo. Per i restanti
corsi i ritardi ci sono, nonostante siano diminuiti i «maturi» che si
iscrivono all’Università. Il rapporto fra il numero di immatricolati e
quello dei 19enni, ossia di coloro che hanno l’età «giusta» per
iscriversi all’Università, dopo anni di continuo aumento, subisce una
frenata: se nell’anno accademico 2005-06 si registravano 56
immatricolati ogni 100 diciannovenni, nel 2007-08 c’è una contrazione
che porta il valore al di sotto del 51%. L’indagine mostra anche che
tra il 2006-07 e il 2007-08 sono diminuiti gli abbandoni tra primo e
secondo anno, passati dal 20% al 17,5%: in sostanza ogni cinque
studenti immatricolati uno lascia gli studi dopo il primo anno. Sul
fronte atenei la nota dolente rimane l’organizzazione complessiva, a
eccezione dell’aumentata capacità di corrispondere alle borse di studio
e alla disponibilità degli alloggi. Per il resto continuano a
proliferare i corsi di laurea: oltre 5.800 corsi tra primo e secondo
livello, di cui 369 con meno di 10 immatricolati. Colpa
dell’attivazione di corsi di laurea magistrale e della proliferazione
delle sedi decentrate, complessivamente i corsi di studio sono passati
da 3.234 del 2001-02 a 5.835 del 2007-08. Ultime note dolenti «la
mancanza di programmazione all’ingresso del personale e sullo sviluppo
delle carriere e il fronte delle università telematiche, per nulla
integrate con gli atenei convenzionali», dice Enrico Decleva,
presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane
(Crui). La classe docente è sempre meno giovane: oltre un docente su 4
ha più di 60 anni (era uno su 6 nel 1998). Si innalza, poi, di 1 anno e
mezzo l’età di ingresso dei ricercatori, oggi a quota 36,3 anni.
L’auspicata mobilità dei docenti non ha dato i frutti attesi: riguardo
alle progressioni di carriera, le procedure concorsuali adottate dagli
atenei e le norme di contenimento della spesa hanno favorito, nelle
scelte operate dalle università, promozioni interne di docenti già in
servizio.