Usura a Napoli, pignoramenti di mobili e TV per chi non rispettava i patti, 6 donne arrestate
I carabinieri del comando provinciale di
Napoli hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto
emesso dalla Direzione distrettuale antimafia a carico di sei donne
residenti nel centro del capoluogo campano, accusate di usura aggravata
dal metodo mafioso. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno
raccolto elementi che configurano l’esistenza di una organizzazione
criminale finalizzata alla concessione di prestiti a tasso usuraio
(fino al 20 per cento al mese) composta da sei donne, tutte con
rapporti di parentela con esponenti di spicco del clan camorristico dei
De Biasi, attivo nei quartieri spagnoli di Napoli.
Donne boss, usuraie e con il vizio del gioco, capaci di trascorrere
anche un’intera notte davanti alle slot-machine. Donne che gestivano
gli affari al posto di mariti e parenti in carcere e che, alla gente
dei Quartieri Spagnoli prestavano soldi, con tassi usurai, per
affrontare le spese di matrimonio, di malattie.
Atti intimidatori per chi non pagava; tra le «punizioni» anche il
pignoramento dei mobili. È quanto emerso dall’operazione dei
carabinieri che la scorsa notte ha portato all’arresto di sei donne:
l’accusa è di usura.
A capo di tutte, secondo gli investigatori, c’era Anna Casella, moglie
di Luigi Di Biasi, in carcere e considerato dagli inquirenti tra i capi
del clan Faiano, attivo in passato nei Quartieri.
La Casella è stata arrestata mentre giocava in una sala bingo alle
slot-machine: le manette sono scattate stamattina alle ore 5.45; stava
lì dalle 23.00 di ieri sera. Era soprattutto la gente dei quartieri che
si rivolgeva alle usuraie per i debiti accumulati da chi, magari
disoccupato, non ce la faceva ad arrivare a fine mese. Prestiti spesso
di piccola entità, anche di mille euro, che però si trasformavano
subito in cifre ben più elevate. Tra le prime punizioni che le usuraie
applicavano per chi non pagava il pignoramento dei beni: via i mobili e
tv dalle case di chi non rispettava i patti.