Vandalizzata la tomba di Totò. Un gesto ignobile per tutta la città
Profanata la tomba di Totò: uno dei
simboli della città, meta di preghiere e di pellegrinaggi, non ha più
lo stemma nobiliare. Ignoti lo hanno portato via, indisturbati,
lasciando solo un’ombra sulla facciata bianca della cappella. Il raid è
avvenuto in piena notte, all’interno del cimitero del Pianto. Poco più
avanti riposano altri due grandi, Nino Taranto ed Enrico Caruso.
Tutt’attorno degrado, rifiuti, incuria. Un compito facile per ladri e
malviventi che hanno potuto entrare in azione senza correre il rischio
di essere scoperti. Non dev’essere stato facile per loro staccare lo
stemma dalla cappella che il «principe della risata» aveva costruito
con le sue mani. Al massiamo avranno impiegato qualche ora. Nessuno si
è accorto di nulla.
La scoperta solo all’indomani, quando ormai
non c’era più niente da fare. Dell’accaduto sono state informate le
forze dell’ordine e la figlia di Totò, Liliana de Curtis, raggiunta in
Sud Africa, che ha commentato: «Napoli non può fargli questo, chiuderò
la cappella».
«C’è l’impossibilità tecnica di controllare ogni singola cappella».
Si dice «amareggiato» l’assessore alla Pianificazione e Manutenzione
delle aree cimiteriali del Comune di Napoli, Sabatino Santangelo, per
il raid vandalico registratosi al Cimitero del Pianto. Dice che «pur
essendoci la volontà di farlo, c’è l’impossibilità tecnica di
controllare ogni singola cappella». E aggiunge anche: «Si ha la
sensazione che Napoli si sia incattivita». «Non si tratta di un
problema di incuria ma di dimensioni. Abbiamo il cimitero monumentale,
quello del Pianto e undici cimiteri di periferia – dice l’assessore –
con queste grandi dimensioni abbiamo difficoltà nel controllare tutto.
Non abbiamo la possibilità di tenere una security notturna, e il
custode che c’è non può controllare ogni singola tomba». «Mi rendo
conto che si tratta della tomba di Totò, un nostro monumento, ma ci
sono tante tombe di personaggi importanti, come Giovanni Leone, Enrico
De Nicola – aggiunge – non possiamo mettere una guardia armata davanti
a tutti i sepolcri. Certo, sono amareggiato, è come se Napoli non
avesse più rispetto per le personalità che hanno fatto la storia di
questa città». «I reati contro la proprietà privata stanno aumentando,
anche per colpa della crisi – conclude – Faremo di tutto per aumentare
i controlli. Consapevoli, però, che ci sono grossi limiti per farlo».
Giacomo Furia: sono pronto a realizzare un nuovo stemma. «Totò,
quando era vivo, era abituato a ricevere gesti d’irriconoscenza come
questo. Penso, per esempio, ad un giornalista che dopo aver ricevuto in
regalo dal principe una macchina per scrivere, scrisse il più terribile
articolo negativo nei confronti di Totò. Comunque, il furto dello
stemma araldico è un brutto gesto che mi addolora». Giacomo Furia è il
protagonista di un indimenticabile film, «La banda degli onesti», con
lo stesso Totò e Peppino De Filippo. Una pellicola che viene
continuamente trasmessa dalle televisioni. «Credo – aggiunge Furia –
che il Comune debba farsi subito carico di realizzarne un altro e porlo
sulla facciata della cappella dove giace. Se così non fosse, sono
pronto, insieme ad altri colleghi attori che hanno ricevuto grandi
gesti di riconoscenza da Totò, a farne realizzare subito un altro.
Anche se, Signore si nasce, e Totò, con lo stemma nobiliare o senza, lo
rimarrà per sempre».
Carlo Croccolo: gesto non brutto, addirittura ignobile. Di Totò, Carlo Croccolo, è stato compagno di lavoro e amico. Per
una vita intera. Il raid vandalico ai danni della tomba del «principe
della risata» lo definisce un «gesto non brutto, addirittura ignobile».
«Dico che è ignobile perché è un gesto che ha mancato di rispetto a
Totò – dice – ed è ignobile anche perché vandalizzare una tomba
significa mancare di rispetto ad una persona morta che non può
difendersi e accampare diritti».
«Non è colpa della città di
Napoli – aggiunge – è un certo ambiente che esiste sia a Napoli che in
Italia, soprattutto giovani, che non hanno più rispetto per tutto
quello che ha una storia e un valore». «Cosa direi ai ladri? Nonostante
i miei 82 anni ho il sangue che mi ribolle e, quindi, gli darei un
sacco di mazzate – scherza Croccolo – Poi, le parole le farei dire a
qualcun altro».