Via libera al decreto Ronchi
Via libera della Camera al decreto Ronchi. Il sì è giunto con 302
voti favorevoli, 263 contrari e nessun astenuto. È dunque legge il
decreto salva- infrazionì per l’attuazione di obblighi comunitari e per
l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia europea. Il
provvedimento contiene, fra le altre, la riforma dei servizi pubblici
locali, tra cui la gestione dell’acqua e la
raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Il testo, che ieri ha
incassato la fiducia, resta identico a quello del Senato dove gli
articoli erano saliti da 20 a 32.
Forti critiche sono giunte dall’opposizione in particolare sulla
privatizzazione dell’acqua. Ieri l’aula ha accolto un ordine del giorno
della Lega che impegna il governo a valutare deroghe alla
liberalizzazione della gestione dell’acqua
per i comuni più virtuosi. Sulle votazioni agli ordini del giorno
ieri la maggioranza é andata sotto quattro volte. Alla fine il ministro
per le politiche europee andrea ronchi ha deciso di accogliere come
raccomandazioni tutti gli odg, compresi quelli dell’opposizione.
Per Ronchi non c’è privatizzazione. «L’acqua
è un bene pubblico» e il «decreto non ne prevede la privatizzazione»,
ha detto il ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi. «Nel
provvedimento – ha aggiunto Ronchi a margine della presentazione della
prima indagine di Coldiretti/Swg sul valore aggiunto del Made in Italy
– viene rafforzata la concezione che l’acqua è un bene pubblico,
indispensabile. Si vogliono combattere i monopoli, le distorsioni, le
inefficienze con l’obiettivo di garantire ai cittadini una qualità
migliore e prezzi minori». Secondo Ronchi il decreto «è una norma
attesa da anni dalle piccole e medie imprese. In 480 mila chiedevano
una norma chiara per combattere la contraffazione, l’illegalità, e dare
forza ai prodotti italiani». Proprio le piccole e medie imprese – ha
concluso Ronchi – «hanno consentito al nostro sistema economico di
reggere in un momento di grandissima crisi».
Pd: si blinda un imbroglio. «Inserire
la questione della privatizzazione dell’acqua dentro questo
provvedimento é una decisione contro il Parlamento e anche contro una
parte della
maggioranza. È una fiducia posta per blindare un
imbroglio», è il commento di Ermete Realacci, deputato del Pd. «Qui non
si tiene conto né della tutela di una risorsa fondamentale e preziosa
come l’acqua, né di dove il pubblico funziona bene, né dell’interesse
dei cittadini, né
di migliorare un servizio». Viceversa, conclude,
«si favoriscono solo interessi privati limiti e ben identificati». Il
senatore Roberto Della Seta, capogruppo del Pd alla commissione
Ambiente del Senato attacca i leghisti. «È indecente il doppio gioco
della Lega sull’acqua: con Calderoli firma il decreto che obbliga alla
privatizzazione dei servizi idrici, in Parlamento fa finta di non
essere d’accordo. Con l’aggravante della fiducia sul decreto».
Antitrust: positiva liberalizzazione. Per
l’Antitrust, invece, il provvedimento sulla liberalizzaione dei servizi
pubblici e essenziali contenuto nel decreto Ronchi è «un buon
provvedimento perché dà luogo a una liberalizzazione da tanto tempo da
noi auspicata. L’acqua rimane un bene pubblico ma il servizio
finalmente viene liberalizzato», grazie al meccanismo delle gare. Per
Antonio Catricalà il provvedimento «non significa che necessariamente
si avrà una privatizzazione, ma si apre ai privati la possibilità di
entrare nell’esercizio di questo servizio pubblico essenziale». La
proprietà pubblica degli impianti, continua il numero uno
dell’Antitrust, «rimane tale laddove è pubblica. Rimane da chiarire chi
sarà l’autorità che dovrà verificare e stabilire gli standard di
qualità minimi essenziali e che vigilerà sulle tariffe».