Vie del mare, stop al cartello delle compagnie
Le compagnie del trasporto marittimo nel golfo di Napoli nel mirino
dell’Antitrust. Un’istruttoria durata quasi un anno, avviata il 13
novembre del 2008 e chiusa la settimana scorsa. Nel procedimento sono
state coinvolte le società private che operano nel golfo di Napoli e di
Salerno: i gruppi Alilauro, D’Abundo-Rizzo e Aponte, la Snav, il
Consorzio di linee marittime Neapolis, il Metrò del Mare e il Clmp (il
Consorzio delle linee marittime partenopee). Tutte finite sul banco
degli imputati dopo una serie di denunce presentate da utenti e
associazioni dei consumatori all’organismo presieduto da Antonio
Catricalà. L’accusa: aver messo in piedi una vera e propria intesa
restrittiva della concorrenza. Un modo, in sostanza, per tenere alti i
prezzi, garantirsi buoni margini di guadagno, a scapito della qualità
dei servizi offerti e con la buona pace del mercato. L’istruttoria, per
la verità, si è conclusa senza una vera e propria condanna. Ma solo
perché, prima della «sentenza», i soggetti coinvolti hanno deciso di
adottare una serie di misure che, di fatto, verranno incontro alle
esigenze degli utenti e dovrebbero garantire maggiore trasparenza nel
mercato dei collegamenti marittimi della città. Il che, tradotto in
soldoni, dovrebbe significare prezzi più bassi e soprattutto migliore
qualità del servizio. Nel provvedimento che il Mattino è in grado di
anticipare e che sarà pubblicato solo oggi nel bollettino
dell’Antitrust, si stabilisce, infatti, gli impegni, «già operativi»,
saranno monitorati per due anni dall’organismo che ha sede in Piazza
Verdi. Che, tra l’altro, «si riserva di riaprire d’ufficio il
procedimento in presenza di una modifica della situazione di fatto
rispetto ad ogni elemento su cui si fonda la decisione o qualora le
parti contravvenissero agli impegni assunti e resi obbligatori con il
presente provvedimento». Tre, in particolare, i capitoli che le società
di navigazione si sono impegnate a rispettare. Prima di tutto lo
scioglimento del Consorzio delle linee marittime partenopee, la sede
naturale dei possibili comportamenti anticoncorrenziali, «suscettibile
di rendere omogenee le condizioni di offerta sul mercato». Secondo
punto, l’abolizione del biglietto «unico», altra pratica che di fatto
impediva la competizione sui prezzi. Unica eccezione, i collegamenti
per Capri dove, a causa dell’oggettiva cogestione delle banchine,
questo strumento «può portare significativi vantaggi all’utenza in
termini di minori tempi di attesa e di imbarco». Terzo impegno, non
meno importante, l’adozione da parte delle compagnie di una sorta di
«Carta dei servizi» dove saranno messe, nero su bianco, una serie di
iniziative a favore dei consumatori. Una misura che dovrebbe migliorare
«le condizioni del contesto concorrenziale in quanto suscettibili di
incidere sugli standard di qualità dei servizi resi all’utenza il cui
progressivo deterioramento ha ispirato le numerose segnalazioni che
hanno condotto all’avvio del procedimento». Ma non basta. Nelle
attività di «monitoraggio» del servizio reso agli utenti, le compagnie
si impegneranno a coinvolgere non solo gli enti locali (a cominciare
dal Comune di Capri e quello di Anacapri) ma anche le associazioni di
categoria, come la Federalberghi o l’Ascom, per «verificare lo standard
qualitativo del servizio reso e, più in generale, l’efficacia e il
rispetto della Carta dei servizi da parte delle compagnie di
navigazione». Nel provvedimento, infine, non mancano le bacchettate
alla Regione Campania, che ha affidato i servizi pubblici senza nessuna
gara (a condizione di avere oneri economici per l’ente) e, senza
neanche esercitare i controlli sul rispetto degli impegni assunti dai
soggetti. Fino al punto di «consentire l’eliminazione dei collegamenti
senza dare alcuna comunicazione preventiva agli utenti».